Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
i8iSTORIA. D'ANCONA
« corsali, non soldati di Zara, nè di Genova ; sotto « pretesto d'intraprendere le vettovaglie, che si recassero a Venezia, ladroneggiare su tutti perfidamente, e non lieve danno avere recato a' mercatanti anconitani. » E certamente il consolo genovese, con leale animo procedendo, confermò la realtà e la notorietà de' fatti allegati. Argomento certissimo poi, che gli zaratini conoscessero le esorbitanze di que' ladroni, questo è : eh' eglino stessi restituirono le cose tolte a' mercatanti anconitani , e nominatamente ad un Marcellino Marignani : di che lo stesso Luzi afferma aver trovato memoria negli archivii di Traù.
Non omise 1' anconitana signoria d' inviare in tale contingenza oratori a Zara ed a Venezia per chiarire , qual' era l'avvenuto. Ciò , che or ora io narrava , bene addimostra , come la signoria di Zara le rendesse ragione. Non meno ne fu paga V®1161'3» sì che a loro inchiesta tolse il posto sequestro su' denari di alcuni anconitani, restituironsi le navi e le merci staggite, e si concedette l'estrazione , servate le norme prescritte, de' legnami, del ferro, ed altri generi sì pel Po, e sì da Segna.
E dirò di due anconitane costumanze pietosa l'una, filantropica l'altra. Filantropica quella, per cui statuito era, che al suono della grossa campana della torre di santa Caterina gli operai della città dessero mano a' loro lavori, e i vignaiuoli alle campestri faccende. Certo sì , verissima peste d'ogni repubblica è l'ozio. Ma come io non so tarmi capace, che questa peste dell'ozio allignasse mai in Ancona, città tutta dedita al commercio, ed alle utili arti , che ben sappiamo quanto in lei fiorissero sempre, e Li facessero ricca e prosperosa ; ei mi piace di vedere in quello statuto un più filantropico oggetto: voglio dire di giovare alla classe degli operai , sia urbani , sia suburbani , determinando le ore della durata de' loro travagli. onde i padroni e i condut-
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