Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
i8i STORIA. D'ANCONAMi passo dal rapportarne le condizioni, perchè non guari dissimili dalle concordate co' Cima da Cingoli.
Altri più gravi avvenimenti mi chiamano a sè. Grande travaglio dava ad Ancona quel sopracapo della rocca papale. E qui mi porta di nuovo il mio proposito a tornare sulla elezione di Urbano VI, della quale parlai nel precedente libro. I francesi cardinali consentito avevano a quella elezione, come dicemmo , perchè sebbene di nazione italiano, considerandolo per la lunga dimora fatta in Francia, quasi come francese, speravano che in Francia riporrebbe il suo risedio. Ma fermo Urbano a non partirsi di Roma, e frodati delle loro speranze , esasperavali ancor più lo zelo, col quale 1' austero pontefice voleva la riforma della guasta disciplina. Troppo sapeva lor male quel dovere abbandonare il beato nido della Provenza, e cessare le simonie, e più frugali imbandire le mense, di che il pontefice dava loro r esempio , assottigliando il suo desinare ad una sola vivanda. Per iscusare la sacrilega enormità, alla quale in breve trascorsero, appena è credibile, quante e quanto indegne cose dicessero, per farlo odioso a* popoli, e odiosa mandarne a' posteri la memoria. Vano, imprudente, caparbio, superbo lo predicarono. Quelle calunniose voci cupidamente accolsero i ghibellini d'allora, cupidamente nelle loro cronache le registrarono i ghibellini scrittori d' allora, cupidamente le ripeterono ne' loro annali e nelle loro storie i ghibellini scrittori delle più tarde età. 11 vero è, che Urbano peccò d'eccesso di zelo, nè seppe rattemperarlo colla prudenza e colla mansuetudine , che costituiscono lo spirito del sacerdotale minisietTeodoro di ]Niem , suo familiare , scrittore della storia di quel deplorevole scisma, egli stesso ne pianse, pianse le conseguenze funeste del suo soverchio rigore.
I cardinali pertanto, chiestogli il permesso di
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