Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
i8iSTORIA. D'ANCONA
« gli anconitani, se fosseno stati in quel modo allora, che sono mo, in propria libertà. Ma essi conte sideravano, esser già apparecchiato lo receptaculo
« della maledicta rocha....... Da prudente uomo è ,
« soggiunge , più presto buttare el pane al cane rabiato, che volerlo tenere in mano, e ricevere morie so da lui. Cosi li ciptadini de Ancona non poco dubitando per questa ragione, ma non come uomini « percossi, mandò al campo per mare et per terra « a la dieta gente victualie , et certi doni al duca ». Ed a ciò fare esortavali ancora e costringevali il castellano. Alle quali ragioni la speranza si arrogeva , che la promessa si atterrebbe della cessione della rocca. In quella occasione deputarono oratori al duca , con facoltà di trattare checché l'uopo richiedesse, otto de' più ragguardevoli cittadini, Ciucciarello di Coluccio de' Boldoni , Petrello di Francesco De-grecis , Ciurcio di Giovanni Ardovini, Pier Paolo di Grimaldo de' Buonfigliuoli, Leonardo di Marcellino, Francesco di Nicola Toriglioni, Niccola di Lipparel» lo, e Nardo Fazioli. Il 20 di agosto si recarono essi al quartiere generale di Roccafiumesino. Presentata al duca 1' offerta delle vettovaglie e dei doni, entrarono subitamente a parlargli delia rocca, tutta narrando la serie delle cose avvenute, e supplicandolo, che si degnasse d'interporsi, onde quella cedesse in, balia del comune. Ma era nulla di nulla ; non profittavano; i parlamenti non venivano a nessuna conclusione. ,
Il castellano proponeva agli anziani: « che dovesti sero aprire 1' ingresso della città al conte di Gine « vra, fratello di Clemente; lo invitassero, onorasserlo come signore; potrebbero così conciliarsene la « grazia, e da lui ottenere le loro brame : perciocchè egli veniva con pieni poteri del papa ». Risolutamente risposero, non volere ammettervi nè lui, nè la sua gente ; maravigliarsi, che loro se ne facesse parola ». Ed io vi fo sapere, rispose il tristo uomo,
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