Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO xn. 177
anconitani, che resistito aveano alla furia de' Totila e de' Federici, apparecchiavano alle superbe parole del conte di Ginevra. Sorgeva il mattino; e questi dalla sua rocca maravigliava attonito il cangiato aspetto della città, e vi leggeva la presa risoluzione di vendergli cara la loro libertà, e provargli, che non erano sì vili da lasciarsi intimidire alle sue impotenti minacce , e come pecore imbelli tosare ed isgozzare. Non potè negar loro la sua ammirazione : incominciò a pensare, come senza venire al cimento delle armi, potesse trarre il maggiore vantaggio da un popolo , dice lo stesso Ferretti ( p. 56 ), che vedeva così costante nel partito d' Urbano, e nel sostenere le grazie , che mercè la benignità de' pontefici aveano, colla rimostranza d una inalterabile fedeltà, da' vicarii di Cristo conseguite. Pertanto mandonne avviso al duca d'Anjou, che trattenevasi al campo , tutto partecipandogli 1* avvenuto, e pregandolo a recarsi egli stesso nella rocca.
Ma già i reggitori d' Ancona inviati avevangli ambasciatori, Tommaso di Guglielmuccio d' Antonio e Nicolò d'Angelo di Michele, per supplicare e lui e il conte di Savoja, onde volessero interporsi, perchè il genevese desistesse dalle esorbitanti pretensioni. « Ingiusto essere, dicevano, condannare la città « a pagare i centoventimila ducati, dal cui pagamento erano stati liberi dal pontefice Gregorio XI , «t per legittimo pontefice universalmente , senza controversia , riconosciuto ( ed esibivano 1' esemplare « del breve ) ; non meritare una sì iniqua ed importevole pena un popolo leale alla santa sede , « per la difesa della quale sì dure guerre, e sì enormi dispendii avea sostenuto ; non avere , e non essere possibile raccogliere in sì breve tempo sì grossa « somma ». Così ragionavano, così pregavano: ma vane riuscivano le preghiere , vane le ragioni. Rispon-devasi sempre : satisfacessero al conte, la cui ragione era il bisogno del denaro per pagare la sua gente:
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