Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
STOBIA D' ANCONAla ragione cioè dell' assassino, che spoglia altrui per vestir sè. Concludeva però il duca , verrebbe alfa rocca, quivi parlerebbe co' maestrati.
Ma il duca ben conosceva il pericolo, a cui esporrebbe il suo esercito, se tentar volesse di oppugnare una città sì bene difendevole e sì bene munita , e di ridurre a dedizione un popolo pien dì coraggio, e disperato, e risoluto di piuttosto morire, e seppellirsi sotto le rovine della disfatta sua patria. Considerava , che spoglia essendosi la città di quanto v' era di più prezioso, di mal animo i suoi soldati, tolto loro quel grande incitamento del sacco e del bottino , s' indurrebbero a cimentarsi con gente, cui uou altro rimanea, che la vita, e la vita sacrificava alla vendetta della rapita libertà. Bene avvisava, che Ancona sarebbe di gran conseguenza a'suoi fini, per avere , coli' opportunità del mare, il commodo d'impedire agli Ungheri e a' Dalmati di portar soccorsi al re Carlo : ma bene avvisava altresì, pericolosa ed ardua cosa essere affrontarsi con un popolo bellicoso, e dalla rabbia , e dalla disperazione latto più che mai animoso e formidabile; il tempo essere padre di molti e grandi avvenimenti , e perderlo ìiell' espugnazione di questa piazza potere strappargli di mano la conquista di un regno, lasciando a Carlo commodo ed agio ad apparecchiare buona ditesa, ed attendere gli aiuti di Ludovico d* Ungheria. Per tutte queste considerazioni inclinava 1' animo ad una onorata composizione cogli anconitani.
Così deliberato partivasi dal campo con alcuni suoi consiglieri e segretarii, e per la porta a mare era introdotto nella rocca. Quivi chiamava a parlamento i maestrati , e sforzavasi di persuader loro a pagare la somma richiesta. Diceva loro « lui esci sere disceso dalle alpi per abbattere Carlo Dellapace , ricuperare il regno di Napoli, e vendicare « l'ingiuria fatta alla regina Giovanna: riconoscessero « come sovrano, e legittimo papa, il santo padre
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