Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
i8iSTORIA. D'ANCONA
miserello , tra le urla della desolata madre , che dalla rocca tutto vedeva , per compassione iu tolto via , mezzo tra viro e morto.
Tra questi atroci fatti un cavaliere francese alto della persona , e tutto armato, dalla bertesca del cassaro in cui trovavasi, te' cenno colla mano di voler parlare. Si sospesero le offese, e il capitano della guerra, avuto il consentimento degli anziani, accompagnato da due cittadini nobili, e seguito da frequente numero di popolani, si presentò a parlamento. Non riferirò il discorso tutto tessuto di barbaro italiano francescamente pronunziato, e mescolato di molte parole francesi, che il nostro Oddo si piacque di rapportare nella sua cronaca. La conclusione era: che riconoscessero a vero papa il suo Clemente, ponessero le armi, e donassero la pace all' afflitta e travagliata città. Risolutamente negarono e tornossi alle fazioni di guerra.
Erano due mesi, che la fiera tenzone durava, e le cose degli assediami lentamente procedevano. Avvenne finalmente, che spesseggiando la grandine delle bombarde, un enorme macigno tracassò il ponte, per cui il ridotto era congiunto alla rocca. Tutte allora suonando a stormo le campane della città, quanti erano combattenti, terrieri ed estranei , accorsero a combattere il fortino, con altissimi clamori, e furiosissimo impeto. Ma i ditensori non mancavano a sè ; al rotto ponte sostituivano subitanee travi; e sassi e quadretta, e verettoni, e chiaverine scagliavano contro gli assalitori. Ma con eguali armi, e con eguale furore rispondevano questi, nè di quelli era uno che non fosse ferito. Pure tanta in que' tempi era la imperizia dell' oppugnare i luoghi murati, che con tanto menar di mani, e briccolare di proietti , non venivasi a termine. Si dovette adunque pensare a nuovo ingegno per l'abbattimento di quel fortino. Apparecchiarono una grossa e lunsra antenna, ed ar-maronla di terrò in capo, e di due uncini ai lati,
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Oddo Clemente
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