Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
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STORIA. D'ANCONAscita il colmarlo. Si pensò dunque a comporre il ponte. Intanto era giunto a termine il lavoro delle cave, invano alle mine opponendo i difensori contromine : cacciavansi, incontrandosi per quelle vie sotterranee, gli avversarii, con viva forza, onde quelle u' erano insanguinate , cacciavansi con mortiferi fumi di zolfo, di assafetida, e di altre pestilenziose materie : ma finalmente giunsero i nostri da tre parti sotto le fondamenta ; nè queste reggevansi più, che su puntelli di travi e tavoloni, che di mano in mano si andavano facendo.
Allungate ed allargate le escavazioni, ed ammassatevi entro frasche e fascine e legna secche, intrise di sevo e d' olio, e di ragia , ond' ardere ed abbruciare tutto l'interno appuntellamento, nè altro più restando che appiccarvi il fuoco, fecesi la chiamata al castellano. A suono di tromba lo si avvertì, essersi in procinto d'infuocare le mine ; cedesse la rocca; egli e i suoi ne avrebbero buoni patti di guerra. Alla chiamata non die' risposta neppure : fu dato il fuoco. Vorticosi e densi globi di fumo, poi di fumo e di fiamme, uscivano di sotterra ; finché inceso tutto il legname, la terra non più sostenuta da' puntelli premette giù, e dodici canne del muro, sotto il quale erasi praticata la prima cava, rovinarono , il muro restante fesso e screpolato : e 1* altra tela di muro, sotto cui la seconda cava era, più presso alla rupe, incesovi il fuoco, andò a fascio in mare.
E già sovrastava la terza rovina della più interna parte, dove il castellano stesso abitava, e la moglie , e i figli ; nè per questo il valoroso e intrepido uomo parlava d' arrèudimento. I nostri però si astennero dal mettere il terzo fuoco. Forse era sentimento d'umanità , e forse disegno di tutta non di-stuggere quella rocca.
Ma si risolvette ad un tempo di levarne per assalto e di viva forza que' laceri avanzi. Adunque suljrl
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