Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
i8i STORIA. D'ANCONA
« Egli e i suoi uscirebbero, liberi della persona , e potrebbero seco portarsi le loro robe , e « i loro fardaggi ;
« Si rimanderebbero liberi il figlio del castellano, e 1' ajo, e gli altri prigionieri ;
« Passati i due giorni, non farebbesi luogo ad « altri patti. »
Rispose, che accettava le condizioni : solo pregava, gli si prestassero cinquecento ducati d' oro, per dare le paghe a' suoi soldati ; a guarentigia del prestito darebbe le sue argenterie.
Tutto gli tu conceduto; e'1 dì 7 di gennaio i383 , adempiute le condizioni, per mare, com* egli avea bramato, partissi per a Cittanova, colla sua donna , co' figli, con tutt'i suoi, scortato da un iorte nerbo di soldati anconitani.
Solenni supplicazioni si fecero per la ricuperata libertà, cantossi l'inno di grazie, si accesero luminarie, tutta fu in festa la città. Presenti e doni si fecero al fanciullo Malatesta, ch'egli però, con molti ringraziamenti, non accettò, solo per memoria ritenendosi un balocco da fauciullo. Volevasi onorevolmente accompagnare il capitano della guerra; ma egli noi permise. Fu presentato d' una bella casa , e di alquanti poderi. Creato con solenne pompa cavaliere fu nella chiesa cattedrale , dall' anconitano senato , il nobile Simone de' Manenteschi da Trevi, vicario allora, o rettore d'Ancona, quale il Ferretti Io nomina ( /. c. p. 62 ) , che in difficili tempi con sì egregia lode di prudenza e di valore aveva amministrato il suo uffizio. E splendidamente premiati furono que' tutti, che nel gravissimo uopo prestato avevano ajuti e soccorsi.
La signoria intanto consultava, che s' avesse a fare della rocca, e traeva in lungo le consultazioni per dar tempo , che s' affreddasse il bollore del popolo , che domandava , fosse atterrata del tutto ed agguagliata al suolo. Ma il popolo, che opera, e
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