Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
V.
iibbo XII. i65
ca, fu gravemente turbato per quello, che ne conseguitò. Prima però che io lo narri , accenno oltrepassando, per non avere ad interrompermi poi, i vescovi che sull' anconitana cattedra sedettero durante l'ultimo periodo del secolo decimoquarto, e il primo del quindicesimo. Furono essi Guglielmo de' Normanni, romano, Carlo degli Atti, da Sassoferrato, Lorenzo Ricci, fiorentino, Simone Vigilanti, anconitano, Pietro Ferretti, anconitano esso pure. Ma la storia della loro elevazione e della loro successione molti schiarimenti domanda , che rimettiamo alla quinta dissertazione.
Ciò che conseguitò quella impresa della rocca, fu: che se al pontefice potea piacere ^534 -e piacque, che da quel forte nido fosse cacciato chi occupavalo per l'avignonese antipapa, non dovea certamente piacergli , nè piacque, che fosse atterrato e disfatto. Papale rocca era quella, dall'Albornoz edificata co' denari della chiesa. E ci conviene rammentarci , che quando il comune trattò colla camera apostolica di averla in sua balìa, per una data somma, principal condizione di quel trattato fu, che non dovesse essere demolita. Onde gli anconitani furono dichiarati incorsi nelle ecclesiastiche censure, e giuridici processi ordinati contro di loro. Bene av-vertillo il Saracini.
Ciò nondimeno anco dopo quel fatto le anconitane cose , per quanto riguardavano 1' interno regime, proseguirono, come prima. L'uffizio del podestà era d' istituzione pontificia : il pontefice Alessandro III lo aveva istituito, ordinando, che le città si eleggessero un podestà, il quale presiedesse alle municipali magistrature, e le cose della pace non meno che della guerra governasse. Perciocché ( sono parole del Saracini ) « avendo per il passato le città « usato avere consoli, che tanto in tempo di pace, « quanto di guerra erano da esse eletti , ancora de' « proprii cittadini, e di niuu valore, i quali con con-
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