Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
216 STOBI A D'ANCONA
« mero e misto impero, e poi a voce con magnifiche parole esposto il loro mandato, le chiavi , il « sigillo, e le altre insegne del dominio ci offersero, chiedendoci e supplicandoci, che volessimo ricuperare la signoria di quella città, «he per sì « molti secoli aveva signoreggiato il mondo.
« Noi pertanto sebbene nulla agognavamo queste temporali cose, nelle quali altro non è, che « travaglio e sollecitudine di animo; nondimeno per « soccorrere alla città stessa, e massime alla peculiar chiesa, eh' è del nostro risedio, e al popolo «< di lei, e per metterla in pace ed in riposo, tolto « di mezzo ogni ostacolo, non ricusammo questo peso di dominare, altronde così dovuto a noi, coti me ora spontaneamente offertoci dal popolo steste so. A che fare quest' altra ragione ancora ci mosse, perchè estimiamo, che a grandissimo onore « dell' apostolica sede torni questo spontaneo e volontario assoggettamento, conciossiachè magnifica, « e assai memoranda cosa, e prima d' ora inaudita « ci sia sembrata, che il popolo romano ad alcuno, « fuori della stessa Roma, le chiavi e il dominio di « Roma mandasse, e a lui di proprio volere si sottomettesse. Perciocché egli è grande e preclaro avvenimento, che mentre nella stessa Roma trattate vasi di restituire a noi il dominio, e tutto andava « a' voti il popolo romano, tutti così unanimemente te consentissero nel nostro nome, che in tanto vate sta città, e in sì gran numero di cittadini, nessu-ee no affatto da questo volere alieno si ritrovò. Bello «e pertanto fu in quel giorno stesso, che ciò avvenite va, vedere la letizia del popolo romano, e con te quanta alacrità tutti i cittadini corressero al pa-ee lazzo, e col diletto fìgliuol nostro Bartolomeo, « eletto vescovo di Cremona, nostro segretario , il «e quale allora trovavasi in Roma con nostra commissione, si congratulassero, e con sommo gaudio « ed applauso e letizia al Campidoglio lo accompa-
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