Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO xrv. 3oi
« censi, de' proventi, degli affitti, de' redditi, di « cui siete debitori pel passato tempo , insino al « presente giorno. » Così comandava ad Ancona egualmente che alle altre città e terre della provincia il g di maggio 14^7»
E l'anconitano vescovo Agnesi, pubblicando esso pure la bolla della sua elezione , così comanda ad Ancona, di cui era vescovo, come ad ogni altra città e terra della Marca: « che in ogni contingenza « dobbiate a noi, come a luogotenente del pontefice, e rettore della provincia, prestare ubbidienza « in tutto ciò, che spetta allo stato, alla quiete, « al commodo di Nostro Signore , e della provincia « anzidetta, sotto pena d' inobedienza. Altramente « con tutto il rigore procederemo contro i colpevoli. »
Uno de' privilegii , di cui godeva 1' anco-nitana repubblica era, come notammo nelle ' nostre dissertazioni , e in questa stessa storia, quello di battere monete d'oro, d'argento, di rame. Ora ci avviene !' occasione di parlarne ancora , venendoci a mano un contratto per la fabbricazione delle monete, fatto tra messer Domenico di Giovanni orafo, e i tre deputati a ciò nominati dal consiglio il io luglio 1428 per lo magnifico comune d' Ancona. Questo titolo di magnifici davasi in que'tempi alle città, che governavansi a repubblica, ed a' signori delle non libere città. Lo che e da questo appare, e dal monumento già ricordato della concordia col Tomacello marchese, nel quale magnifici sono intitolati i comuni ancora d' Ascoli e di Fermo , e magnifici ed eccelsi il marchese stesso , ed il signore di Camerino , sebbene dipendenti dalla santa sede sovrana.
E non so , se mi debba rammentare quel discolo oscuro, cacciato per la sua scostumatezza dalla città, e dal contado, ritornatovi poi per comando del pontefice, e ricacciatone a furia di popolo. Dico,
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