Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO XIII.
anconitani si chiudessero in sacca ( sebbene la cosa mi sa di troppa barbarie ) e con una pietra al collo si gettassero in mare; e che perciò gli sforzeschi dicessero, che Ancona dava a bere, non a mangiare. Ma che di quelle spie ne fossero prese dugento, non posso crederlo: troppo sbardellata esagerazione è; le spie non si mandano a dupplicate centinaia.
Altra notizia ancora. Nell'anno medesimo i543 trovo scritto : « una fusta dello Sforza predò nel nostro porto un naviglio pugliese, che fuori non « avea potuto raggiungere. Il senato spedì i suoi legni, da' quali presa la fusta, subito fu fatto ap-v piccare in un angolo della torre del così detto « fanò ( lanterna ) il capitano con due de* primari! « della fusta, rimandando la fusta al conte senz'altro pregiudizio, volendo così mostrare, che Ancona aveva proceduto in tal guisa, non per far « torto allo Sforza, ma soltanto per garantire la « franchigia del suo porto ». E sia pure . Lodo la generosità degli anconitani nel rimandare libera la fusta; e lodo, che sì gelosi fossero a conservare le franchigie del loro porto. Il legno pugliese ricovra-tosi in porto era sotto la salvaguardia della città , Riguardarono il capitano della fusta, come corsaro, e lo punirono del suo attentato.
Ma il narratore di quella notizia prosegue narrando: «irritato lo Sforza voleva attaccarci, quando il nostro senato gli spedì ambasciatore il valente nostro concittadino Paolo di Nofrio ( cioè « Paolo di Onofrio de' Polidori ), il quale seppe sì v bene giustificare la nostra condotta, che non solo « lo Sforza rimosse la sua collera, ma ancora disse, « che gli anconitani avevano avuto ragione di procedere contro la fusta ( essi aveano proceduto con-v tro il povero capitano, e rimandata la fusta libera ), mentre ognuno deve garantire i proprii diritti ». Checché sia di questo fatto, che io ho riferito per non parere inofficioso verso il narratore ,
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