Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi

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      LIBRO XIV.
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      mila. E ciò ancora dal Sismondi. Ma gli ambasciatori; che ne scrissero , come promesso avevano, a' loro committenti, non ebbero da questi alcuna risposta; e la lega italica da Paolo proposta si rimase, come la crociata di Pio, abbandonata.
      Vorrei potere con certezza affermare, che Giorgio Castriota, soprannomato Scanderbeg, " ' quel terrore de' turchi, prese porto questo anno in Ancona, andando a Roma. Leggo , eh' egli attraverso 1* Adriatico , per implorare colà gli aiuti del pontefice. Ei mi pare, che non altrove, che in Ancona, dovesse egli sbarcare, per accorciare e sollecitare il suo viaggio. Dell'accoglimento di quel gran-duomo, che tutto aveva empiuto il mondo cristiano della fama del suo nome, sarebbesi assai onorata Ancona. Ma perchè le memorie me ne mancano, non ardisco affermarlo con certezza*
      Bene con certezza affermo , che in quest' anno fu chiusa la zecca d'Ancona, del pari che le altre delle altre province dello stato pontificio. Ne do a pruova la costituzione romanus pontijex, quest'anno pubblicata da Paolo II , da me rammentata altrove. Narrati, preambolando, i gravi disordini, che cagionati erano per le alterazioni e le adulterazioni delle monete, che si coniavano nelle zecche della Marca ( principalissima era la zecca d'Ancona ), e del ducato spoletano, e del patrimonio, e delle altre terre a noi, dice il pontefice , ed alla romana chiesa , mediatamente o immediatamente soggette, « a tutte « prosegue, indistintamente, quantunque e comunque « privilegiate, proibiamo espressamente, pena la scote munica, l'interdetto , e la perdita di tutti e singoli privilegii, di ulteriormente coniare o far coniare per sè , o per altri, e di permettere, o tolte lerare, che pubblicamente od occultamente si conino più altre monete, sieno di rame, sieno d'arte gento, sieno d'oro. » Le zecche della Marca erano « come dicemmo, d'Ancona, Ascoli, [Fermo, Ma-


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Storia d'Ancona dalla sua fondazione all'anno MDXXXII
Volume Secondo
di Agostino Peruzzi
Tipografia Nobili Pesaro
1835 pagine 461

   

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