Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
38oSTORIA. D' ANCONA
no, che in questo 1487 invidile regio ambasciatore, siccome narra il eh. autore della Pietra del para-gone, il « reverendissimo Nicoḷ Voacien a presentarla d' un regio stendardo , e recarle amplissimo privilegio di crear conti, e cavalieri, e nobili, « con altre prerogative in attestato della sua regia « munificenza, e del suo affetto t>. Grata ella al munifico re, dell' amplissimo diploma, munito di aureo sigillo, del donato stendardo, e della concessione, che i naviganti anconitani potessero sulle loro navi spiegare, la ungarica bandiera, rendette i debiti ringraziamenti. £ quello stendardo, con solenne pompa, tra gli applausi del festante popolo, fu esposto dalle finestre del palazzo signoriale.
E' una fola del romantico Pinàuro, che il papa fosse d' avviso, 1' ungaro monarca e gli anconitani essere incorsi nelle censure della Coena Domini.
Il vero è, che e quel trattato, e que' lavori fecero ombra alla romana corte, ne fecero a' veneziani, che pel dominio, della Dalmazia, di poco ¦ buona intelligenza se la passavano con quel principe. £ i loro ambasciatori, subodorato il romano sospetto, non si tennero ( sono parole dello stesso autore ) « dal passare sinistri uffizii ron Innocenzo. E 1' anconitano Consiglio fu obbligato a spedite varii ambasciatori al pontefice, per rimostrargli la loro inconcussa fedeltà all'apostolica sede, ed a Venezia « per assicurare la signoria dell'inalterabile ossèquio « alla veneta repubblica, che non avea sdegnato di « annoverare gli anconitani tra' suoi collegati nella ¦ pace di Bagnuolo ».
Nè il re Mattia trascuṛ d'inviare al pontefice un suo ambasciatore per attestargli 1' animo suo, e la lealtà degli anconitani, fedelissimi, ( uso le parole dello stesso eh. scrittore ) Jedelissimi sudditi. Quella colleganza, dichiarava, non essersi fatta, che per la maggiore esaltazione della santa sede, uè potere non riuscire a bene ed a vantaggio dell' eccle-
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