Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO XV.
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ialse, o surrettizie fossero ; e s' indugiava a dare una risposta terminativa. In questo mezzo tempo Dionigi e Girolamo fratelli di Ciuzio, e con essoloro un Alessandro Ridolfi fiorentino, ed altri, irruppero violentemente nell' arsenale, e via se ne portarono il timone. Il popolo tumultuò in favore de' Benincasa;' e la magistratura dovette lasciar la nave in libertà, ed escusarsi col re, e dicono, colla regina ancora.
Il re questo stesso anno richiese la signoria del libero passaggio per 1' anconitano territorio, di quattro mila suoi cavalli, per al regno di Napoli, domandatigli forse da Ferdinando re, che nè sapeva chetare, nè lasciar chetare gli altri. La signoria rispose, che dipendendo ella dalla santa sede, non po-tea soddisfarlo della sua domanda senza il consentimento del pontefice, al quale per ciò fu inviato Bartolomeo de' Tommasi. Ed il pontefice e '1 re ne furono paghi.
Dolevasi il sultano di Costantinopoli, di non so quali angherie ( perchè i nostri non le indicarono ) dagli anconitani fatte a' suoi sudditi. E grammercè, che alle sole parole si stessero le sue doglianze ! Perciò all'anconitano consolo fu comandato, che dovesse bene informarlo di come erano andate le cose. Probabilmente il consolo fece bene le sue parti, e le turchesche doglianze si acchetarono.
Viene l'affare de' tre carlini. Nel i4go Ancona come le altre marchiane città, era stata sottoposta al balzello di tre carlini per focolare, onde sopperire alle spese, che la camera apostolica dovea sostenere per la edificazione di un'altra rocca in Osimo. Il Comune, che all'assedio dì quella città concorso era con uomini ed armi, domandò d' esserne fatto immune; nè però l'ottenne. Comparse poi nell'Adriatico alcune fuste turche, dovendosi la città porre a difesa, si domandò al pontefice alcun sovve-nimento in denaro, e con più calda istanza si pregò per la dispensazione da quel balzello de' tre carlini.
Storia dAncona. Tomo 11. a5
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