Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
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validità degli alti, che si deliberassero, la presenza di soli due di loro colla intervenzione degli anziani e de'regolatori. Ciò basta, io mi credo, a chiarire, quanta fosse la desolazione del pestifero morbo. 1 desolali cittadini intanto, cui non giovavano gli umani rimcdii, ricorrevano lagrimosi alla divina misericordia, e con ferventi preghiere, e con digiuni e penitenze ed umili supplicazioni interponevano la intercessione della Vergine santa e de' santi protettori celesti.
Il 1S37 la peste durava tuttora. Il 7 mar-Ai5»7C 70 con Publico voto si decretò, di offerire annualmente tre misure, o metri, d'olio alla chiesa di san Francesco, perchè tre lampaue continuamente ardessero davanti all' altare della Concezione di nostra Donna, nella cappella in essa chiesa eretta dal comune, e che nella stesso altare ogni prima domenica di ciascun mese si celebrasse una messa con canto. Che però il morbo incominciasse a rimettere alquauto della sua intensità verso il finire dell'anno, si può argomentare dal decreto 18 dicembre: si mondasse del tutto la città, onde del tutto si liberasse dalla pestilenzio6a infezione.
Queste tante calamitose contingenze precorrevano davvicino 1' estremo male d' Ancona. Accadde quest' anno il lagrimevole sacco di Roma. La generale storia d'Italia ne parla, e parla di tutto il cumulo de'mali, che scaricaronsi su lei: la prigionia del Pontefice, una peste devastatrice, piogge a dirotta, i fiumi, per quelle ingrossatisi strabocchevolmente, riversati dalle loro ripe, le campagne sommerse sotto le acque, i raccolti in diversi luoghi o in parte o in tutto perduti, i poveri per mancanza di viveri e di soccorsi languenti e condotti a morte, le strade ingombre di migliaia chiedenti pane, con volti squallidi e macilenti, moventisi appena con deboli e incerti passi; e intanto l' italiano oro, le italiane sostanze, divorati da'soldati eretici, e da gen-
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