Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio
CAPITOLO III.
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Noi siam venuti così verificando per via indiretta l'esattezza, la verosimiglianza dei racconti (fattici dagli storiografi greco-latini. Che cosa questi ci narrano? L'autore più antico, vissuto in età non lontanissima dagli avvenimenti, il vi secolo a. C., è Ecateo, da cui Stefano Bizantino trae le notizie. Ecateo avrebbe parlato di una città di nome Adria e di un omonimo fiume, entrambi prossimi al mare Adriatico : la regione era ricca di pascoli e di animali estremamente fecondi, in ispecie di galline che fetavano due volte al giorno ; i cittadini ed i coloni dicevansi adriani ed adriati, ed adriatico nomavasi il mare.
Non v' ha dubbio che qui parlasi della nostra, sia per l'identicità del nome della città e del fiume sopra dimostrata, sia per la specialità delle galline consacrate in una moneta, come vedremo in seguito. Non v' ha dubbio ancora che nel secondo luogo, in cui si discorre di un' altra Adria, città tirrena, ossia etnisca, fondata da Diomede, s'intende descrivere la città veneta, che fu stazione etrusca assai celebrata. La terza Adria dei Boi, ossia celtica, non è mai esistita, e ciò che di essa si dice, per equivoco di Stefano o dell'amanuense, è stato tolto all'Adria veneta, cui deve restituirsi.
Licofrone in Tzetze aggiunge che il mare Ionio fu denominato dal re Ionio, di nazione illirico, e da Adrio suo figlio, che al di qua del mare Ionio fabbricò una città, chiamata Adria dal suo nome.
Dionigi Periegete in Eustachio rafforza e completa il racconto di Licofrone. Eudosso nell' Etimologo Magno ha una lieve variante, dicendo Hatria fondata da Messapo, figlio di Adrio, che col paterno nome chiamò la città ed il mare che ne lambe le coste dell' agro.
La sostanza di tutti questi racconti è la conferma della origine illirica della nostra Hatria, fondata, verosimilmente, dai Siculi, afflili dei Liburni, dei Dauni, degli Iapigi, popolatori delle spiaggie italiche al nord ed al sud di Hatria.
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911
pagine 324 |
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Pagina (14/332)
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