Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio
CAPITOLO III.
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peso. Ma io aggiungerò ancora - ciò che apparirà chiaro al lettore che mi abbia seguito fin qui e voglia seguirmi oltre - che la storia delle due città, lungi dall'accennare mai ad una perfetta unione, si svolse fin dall'origine in senso antagonistico.
Prima di chiudere questo paragrafo intorno ai più antichi segni alfabetici del popolo atriano, conviene dire di una breve epigrafe, che io ascriverei, per analogia grafica colle monete, al tempo dell'autonomia picena. Fu già pubblicata nel Corpus inserì]), latin, dal Mommsen, e ripubblicata nella Sylloge dal Garrucci. Trattasi di un titolo graffito su di un'urna fittile, che trovasi presso i signori Cherubini d'Atri. Eccola:
Q OBIUI MIIL-M'OB'DAMommsen legge: Q. Obilius Melantus, M. Obilius Dasius, che forse furono cittadini atriani di stirpe picena.
Da notarsi le forme arcaiche delle lettere Q (Q) 11 (E), L (L), massime della Q e della E che sono perfettamente italiche.
IX. Pago e porto del Matrino. — Il genio navale degli Atriani rimane si ampiamente comprovato dal fin qui detto, che, se anche non avessimo attestazioni di scrittori e vestigia locali, dovremmo implicitamente ammettere l'esistenza di un porto e di un borgo marittimo. Come, infatti, concepire tanta ricchezza di emblemi nautici, la tradizione antichissima di avere Hatria dato il nome al mare Adriatico, senza assegnare ad essa un fiorente emporio sul mare? Non dobbiamo quindi discutere dell'esistenza di tale emporio, e neppure della ubicazione sua, poiché le tracce di esso e del pago sono alla foce del Vomano, che attorno ad Atri prende il nome di Matrino e non del torrentello Piomba; ma dobbiamo esaminare quando esso potè nascere e quando prosperare.
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma 1911
pagine 324 |
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Pagina (50/332)
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