Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      LIBRO II - LA CONFEDERAZIONE PICENApiù diffìcile nel caso, da noi dimostrato, dell'avvenuto esodo piceno, che lo Speranza ritiene più tardivo. Più diffìcile, ma non impossibile però, data l'ipotesi da noi fatta del pacifico amalgama avvenuto tra i due popoli, forse affini tra loro. Dionigi d'Alicarnasso (VII, I) d'altronde, numerando i nemici che fecero la spedizione contro Cuma, dice: «insieme « con quelli (gli Etruschi) gli Umbri e i Daunii e molti altri « barbari son costretti a combattere, non avendo alcun' altra « giusta causa di guerra da addurre che la felicità della città «(Cuma)». Fra questi molti altri barbari - gl'Italici eran tutti barbari per i Greci - è assai probabile fossero i Sabelli che un secolo dopo invadevano quei medesimi luoghi con assai migliore successo, come ora vedremo nel seguente paragrafo.
      II. I Sabelli nella Magna Grecia (330-34=420-16). —La nazione sannitica oramai sentivasi soffocata fra le sue montagne, stretta da un lato dai Dauni, dall'altro dai Greci e dagli Etruschi. Alle spalle essa aveva tutte le innumerevoli stirpi fraterne, fra cui, la più nordica, la picena. Che in tutti quei poderosi sforzi da essa compiuti per schiudersi la via verso occidente e verso mezzodì non venisse affatto aiutata da queste stirpi, e quindi anche dai Piceni meridionali, ossia da Atri, da Ascoli e da Fermo, non è da credere. I Sabelli scesero a torme numerosissime nei piani campani allorché la potenza etrusca, dopo la rotta di Cuma, cominciò a declinare, e prima sconfissero quella togliendole Capua (330=420) e poi rintuzzarono i Greci occupandone quella Cuma, che li aveva fugati cinquant'anni innanzi (334=416). Un indizio della partecipazione dei Piceni a quella impresa l'abbiamo nel mito della Sibilla Cumana ancora vivo sui monti omonimi dell'ascolano e nelle relazioni di Atri coi Dionigi di Siracusa.
      I Sabelli, nella guerra contro i Greci, ebbero un innaturale alleato nel tiranno di Siracusa, Dionigi il Vecchio, che
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911 pagine 324

   

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