Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio
CAPITOLO III.
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sava (fatto nuovo: nova res erat, dice Livio), si sollevavano insieme ai Marsi, ai Peligni, ai Marruccini, la lega sannitica era formata ed il pericolo diveniva gravissimo, potendo i Romani esser presi fra due fuochi. La cosa apparve di tanto momento ai consoli L. Furio Camillo e Griunio Bruto Sceva, che si affrettarono a riferirne al Senato. E questo si mostrò assai preoccupato del fatto ed a lungo considerò i due opposti pareri, temendo ugualmente e di lasciare impuniti i Vestini e di combatterli. Nel primo caso, questi sarebbero cresciuti d'ardire; nel secondo, la lega di tutti i Sabelli, dal Lazio all'Adriatico, si sarebbe rassodata. Prevalse il consiglio della guerra, che divenne il più savio solo perchè non accadde quanto si temeva, cioè il sollevamento unanime di tutti i Sacelli : ancora un frutto, questo, del loro spirito antinazionale. Furono formati due eserciti, dei quali fu estratto a sorte il comando. Il primo e più importante toccò a Camillo, che marciò verso il Sannio ; il secondo a Bruto, che volse contro i Vestini. Obiettivo comune: impedire il congiungimento dei Sanniti coi Vestini. I Vestini si tenevano sulla difensiva in attesa del soccorso dei confratelli Marsi Peligni, Marruccini e Frentani. Si combattevano piccole battaglie con esito vario ; ma vana era l'attesa, chè questi s'eran fatti adescare da Roma. Intanto il console Bruto devastava tutto all' intorno il territorio, saccheggiando case e bruciando messi per costringere il nemico a venire a campo aperto. I Vestini disperavano ornai d'ogni aiuto, non avevano luoghi muniti dove rifugiarsi. Scesero in campo disperatamente e si batterono eroicamente, riponendo solo nella pugna ogni speranza di salvezza. Furono sconfìtti: ma non un solo dei soldati romani, Livio confessa, rimase incolume. Si ridussero nei deboli forti di Cutina e di Cinciglia, i quali furono facilmente espugnati e saccheggiati dai militi furenti per le ferite ricevute.
Vera gente fortissima d'Italia !
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma 1911
pagine 324 |
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Pagina (70/332)
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