Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      LIBBO III - HATRIA SOCIA DI ROMAil concorso dei soci alle guerre di Roma. Essa non aveva naviglio, e doveva pur tuttavia combattere la prima potenza marittima del mondo allora conosciuto, la quale - e npn era iattanza - aveva dichiarato che senza il suo piacere, nessun romano avrebbe potuto neppure lavarsi le mani nel mare. Ma la fortezza e la civiltà latina erano però tali da poter rintuzzare tanto orgoglio, per quanto fosse ben fondato.
      Oramai la fusione tra Roma, che ne aveva l'egemonia, e gli stati latini e italici, era piena. Le guerre puniche, nelle quali entriamo, ne mostreranno tutta la saldezza. Tra le alleate più ferme fu però Atri : la sua fedeltà a Roma rimase sempre incrollabile.
      Roma e la confederazione s'apparecchiarono, imperterrite, alla lotta per terra ed a quella per mare. Alla prima provvidero, a norma dei patti, per una metà Roma e per l'altra i confederati.
      Ma la guerra marittima fu, secondo il Mommsen, interamente sopportata dalla confederazione, specie dalle repubbliche costiere che avevano porti od approdi. I marinai ed i navarchi appartenevano per la massima parte alla marina mercantile della confederazione italica. La denominazione dei marinai, detti sodi navales, « prova che essi per qualche « tempo vennero forniti esclusivamente dai confederati ita « liei; più tardi vi si frammischiarono anche schiavi somministrati dallo Stato e dalle più doviziose famiglie, e subito « dopo vi si impiegò anche gente della più povera classe dei « cittadini ». 1 Sotto questo nome di sodi navales furono in seguito compresi, non solo i soci italici e fors'anche i latini, ma tutti i remiganti, per distinguerli dai soldati combattenti. In tal senso usa Livio le due parole.
      Ognuna delle autonome repubbliche latine (salvo poche interamente montuose) si protraeva col suo territorio fino al mare, sul quale aveva l'emporio navale. Atri trovavasi nelle
      1 Mommsen, op. cit., lib. Ili, cap. II.
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Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio Tipografia del Senato Roma 1911 pagine 324

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