Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio
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« degno di meraviglia che non lo siano le sue più famose « battaglie ».
In fondo il concetto esattissimo del Mommsen è quello stesso adombrato da Polibio (lib. II) allorché parlando della venuta dei Galli si meraviglia che non tanto questi ma Annibale osasse credere di poter sopraffare la confederazione italica, di cui enumera con militaresca stringatezza le forze sommanti ad 800 mila fanti ed a 70 mila cavalli. Però Roma di questo strabocchevole esercito non poteva contare con sicurezza che sui 273 mila uomini suoi e sugli 85 mila delle città latine 1 (i soci italici potevano dare 770 mila uomini), che non erano più di trenta dopo la battaglia della Trebbia, dovendosi escludere Piacenza e Cremona ed anche Rimini, che Annibale lasciavasi alle spalle ed avevano da difendersi dai Galli. Annibale adunque decise di abbandonare la valle del Po e di approssimarsi a Roma cercando di adescare le città latine. E manifestò subito il suo disegno. Prima di levare il campo dai pressi di Piacenza, si fece portare innanzi i prigionieri di guerra : ordinò venissero separati i romani dai federali ed in generale dagl' italici. I primi fece incatenare come schiavi, o sopprimere; i secondi rilasciò liberi senza riscatto, dichiarando loro, perchè lo ripetessero in patria, che egli era venuto per far la guerra a Roma e non alle altre città, che anzi intendeva liberare dalla soggezione romana. Così preparavasi a venire ben accolto nel centro dell' Italia, giocando d'inganno ed insegnando a tutti gì' invasori che vennero dopo di lui.
Roma inviava soccorsi in Sardegna, in Sicilia, in Ispagna, a Taranto, e ricomponeva gli eserciti consolari, dei quali, quello di Caio Flaminio marciava per la via dell'Etruria fino ad Arezzo, e 1' altro di Gneo Servilio si spingeva pel litorale adriatico fino a Rimini, allo scopo d'impedire il passo ad Annibale, se si muoveva, e di ricongiungersi col primo al di là degli
1 Cfr. Bbloch I., op. cit., p. 100.
sokkicohio.
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma 1911
pagine 324 |
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Pagina (108/332)
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