Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      CAPITOLO II.
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      vano combattuto contro Roma. Se avesse ancora resistito, l'avrebbe allora presa per forza o per fame. Anzi, ad essere esatti, egli dovè vedere che solo per fame Atri era prendi -bile, stante la sua munitissima posizione naturale. Atri, infatti, non fu espugnata mai nel corso della sua lunghissima istoria. Tra le tribù sabelliche, pensò prima di tutto ai terribili Marsi, più prossimi a Roma ed i più insigni per virtù militare. Rivoltati i Marsi, il suo piano poteva dirsi riuscito. Egli quindi rimontò il Vomano per la Salaria, che lo guidò per Amiterno nel cuore della Marsica. Ma i Marsi non risposero all'appello: Roma aveva quietati anche questi indomiti e fieri nemici che stavano alle sue porte. Allora Annibale dovette cominciare veramente a disperare di rompere la compagine italica. Irritato, volse indietro, marciando a zig-zag verso l'Apulia e devastando col ferro e col fuoco il paese dei Marsi, dei Peligni e dei Marruccini. Egli si tenne sulla dorsale Apenninica e passò sotto le mura di Lucerà, dirigendosi ad Arpi e scorgendo alla sua destra le insegne dell' esercito romano.
      La fermezza e la fedeltà dei Latini e degli Italici furono la vera ed unica salvezza di Roma. Non fu il temporeggiatore Fabio Massimo (dice il Mommsen) che salvò Roma, ma la salda compagine della sua federazione, e forse non meno l'odio degli occidentali contro l'uomo fenicio. Però non bisognava tale saldezza metterla più oltre alla prova.
      Canne. — Nell'Apulia e nel Sannio, Annibale era in piena campagna, nel migliore elemento adatto al suo genio inventivo di stratagemmi ed agguati. Pareva eh' egli giocasse ad un' innocua schermaglia coi generali romani. Cacciando innanzi una notte pei monti duemila bovi con fasci di sarmenti fra le corna, ingannò Fabio che voleva chiudergli il passo, e giunse a Casalino, dove voleva. Devastava le campagne irritando gì' Italici, che assistevano allo scempio delle loro cose ed imprecavano alla inazione, provvida e voluta di Fabio. Le passioni del foro erano entrate nel campo romano;
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911 pagine 324

   

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