Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      LIBRO III - H ATRI A SOCIA DI ROMAa favore di Annibale, la quale parve così pericolosa, che Roma spedì, a sedarla, una legione tutta di soldati suoi. Fu repressa, è vero, senza fatica; ma dimostrò pure quale pericolo incombeva nelle provincie dove le fortezze latine non spaventavano più.
      Avrà notato il lettore le calde e, nello stesso tempo, severe parole dei consoli verso i renitenti ostinati. Non sono certo testuali; ma non poterono essere diverse, se non forse migliori, quelle uscite dal labbro di un Fabio Massimo, il più grande ed avveduto cittadino di Roma, il restauratore della patria. Sovratutto esse delineano il substrato della confederazione latina, tanto diverso da quello degl' Italici, che era una sudditanza vera, creduta mascherare col titolo di socii. « Non « Campani o Tarentini, ma Romani siete, sparsi per l'Italia «a propagare la grande stirpe», grida Fabio ai Latini recalcitranti. Lo grida un Fabio ai legati Atriani; un Fabio, della cui gente un ramo, fin d'allora, o prima o più tardi, doveva trapiantarsi in Atri fra i coloni latini, come vedremo.
      Tra le più antiche colonie latine era la volsca Fregelle, scarsa di territorio e ricca di popolo, ma indubbiamente la più provata e benemerita verso il popolo romano tra le diciotto fedeli ; essa, che, per tenergli fede, era stata distrutta e devastata più volte dai Sanniti e da Pirro. Ond' è che Fregelle parlò per tutte. Ma chi avrebbe potuto profetizzare all'ardente oratore suo, M. Sestilio, gli avvenimenti della guerra sociale ed il triste destino della sua patria '? Le altre avevano meno sofferto, ma si mostrarono più avvinte al fato di Roma. Ardentissima era Atri, che godeva i pieni dritti e tutti i favori di Roma, come dimostra il fatto dei suoi migliori uomini pervenuti alle eccelse cariche della Repubblica. Non poco dovette giovare in tale circostanza la presenza del tribuno C. Publicio, cittadino atriano, e fors'anche quella di Fabio Massimo, se già i Fabii Atriani del tempo di Pompeo e di Cesare erano emigrati in Atri.
      In quei « molti preclari meriti al tempo dei maggiori »


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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911 pagine 324

   

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