Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio
CAPITOLO III.
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A parte ogni altra minore considerazione, questo periodo storico, nelle sue linee generali, appare quello dell'assetto nazionale unitario dell' Italia.
Le terre italiche, tolte ai Campani, ai Bruzii, ai Taren-tini, ai Picentini, a tutti quelli, infine, che Roma, dopo le guerre puniche, aveva ferocemente castigati spogliandoli ed asservendoli, erano cadute in mano di pochi ; dei grandi, cioè, di Roma e delle città latine, che le coltivavano coll'opera gratuita degli schiavi e col conseguente impoverimento della classe agricola dei liberi. Tutti gli spogliati (peregrini dedi-ticii), accorrenti a Roma e chiedenti a gran voce pane e libertà, avevano creato in essa uno stato di tumulto che dava da pensare ai suoi migliori uomini. Tra questi era Scipione Emiliano, nipote del vincitore d'Annibale; dello zio aveva completato l'opera coll'assedio e la distruzione di Cartagine. Emiliano riconosceva la necessità e l'urgenza del rimedio, ma valutava il pericolo d'uno sconquasso troppo forte per la tenace e fiera resistenza che opponevano, nel rilasciarle, i detentori delle pubbliche terre, e nulla quindi osava per non compromettere la salute della repubblica. Ma ciò che egli non osò di fare, l'osarono i suoi giovani parenti, Tiberio e Caio Gracco, che vi sacrificarono la vita, accusati, al pari dei precursori e successori loro nell'opera di riforma, di volere porsi sul capo l'odiata corona regia.
Gli schiavi s'erano rivoltati in Sicilia, dove erano più che altrove maltrattati. Sommavano a circa 100 mila, sotto la condotta di Enno, schiavo di Siria, creatosi loro re ; e combattevano con tale furore da distruggere quattro eserciti pretoriali e da non riuscire a Roma di vincerli che dopo quattro anni ad Ernia mercè il tradimento di un di loro, quando già in Campania ed in Grecia altri confratelli cominciavano a spezzare le catene e a togliersi dall' abominevole loro stato (619-22 d. R.). In Roma si mormorava contro la lentezza di quella guerra, e dicevasi - cosa che allora meravigliava, ma era logica e naturale - che più coraggio mo-
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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma 1911
pagine 324 |
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Pagina (142/332)
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