Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      CAPITOLO III.
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      mento di tanta forza. È probabile, come suppone lo Speranza, 1 poggiandosi giustamente sul passo d'Appiano che limita le perdite, che non tutte le forze poterono spiegarsi. Certo appare che si combattè aspramente, e che i federali furono ricacciati sugli ardui monti della Sabina, pieni di neve - si era in inverno - trovandovi la morte. Appiano (I, 49) assomma le perdite italico-picene solo a cinquemila, mentre Orosio (Y, 18) le fa ascendere a diciottomila. Forse Appiano enumera soltanto i caduti sul campo, ed Orosio considera anche quelli morti assiderati sui monti, eh' egli stesso descrive, appoggiati agli scudi e cogli occhi spalancati rivolti al cielo. Vezzio Scatone, il prode comandante, fu fatto prigione; ma un suo schiavo lo liberò, secondo il concetto antico del suicidio, uccidendolo e uccidendosi a sua volta colla medesima spada strappata ai nemici. Rimaneva Ascoli, fin allora imperterrita, col suo epico cittadino C. Vidacilio. Se non che vi si veniva formando, sebbene ancora in minoranza, dopo tante disfatte e la promulgazione della legge Giulia, il partito della resa a patti. Ma a tenere a freno questo partito era Vidacilio, il quale, calando dalle montagne colle sue coorti e coi resti dell'esercito di Scatone, ora che la stagione era migliore, tormentava il nemico, mentre gli assediati facevano delle sortite. Avvenne che in una di queste gli Ascolani ebbero la peggio subendo molte perdite; ed allora il partito della resa cominciò a prevalere al punto da mettere in atto il divisamente. Venuto a conoscenza di ciò, Vidacilio furibondo calò dalle sue montagne con circa quattromila uomini che ancor gli rimanevano, e con questi si aprì il passo in mezzo alle schiere nemiche, invano attendendo il promesso aiuto degli assediati. In città aveva ormai il sopravvento la fazione a lui avversa ; ebbe quindi a grazia se trovò chi gli aprì le porte. Entrò allora più che mai furente ; fu acclamato, riprese il governo, e la sua magnanima ira non ebbe più freno. Quanti erano proclivi alla resa, tiepidi
      1 Op. cit., il, m


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Hatria = Atri
di Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma
1911 pagine 324

   

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