Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio

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      CAPITOLO III.
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      « vigne e di pometi odorosi, imbalsamano l'aria ai vicini abilatori ». Era dunque l'antica ubicazione un trimonzio, in cui il colle di mezzo, dove Atri anche oggi siede, rappresenta il Palatino di Roma.
      Cominciamo dalla cripta della Cattedrale, sintesi e monumento perenne della storia atriana dai più antichi ai moderni tempi. La primitiva chiesa cristiana in Atri fu acconciata e consacrata entro una piscina limaria, che ancora in pieno in secolo subiva restauri sostanziali per l'uso originario ed era ben lungi dal venire adibita a chiesa. La piscina, che tuttora si osserva in essa chiesa oggi sconsacrata, consiste in un vasto ambiente quadrangolare di m. 25 per 28 con pareti costruite a grandi parallelepipedi di puddinga, rivestiti in antico di forte intonaco signino, il quale agli angoli delle pareti ed in quelli formati dalle pareti col pavimento presenta un ingrossamento convesso per impedire la filtrazione dell'acqua. « Basterebbe tale particolare per dimostrare che questo edifizio sotterraneo aveva servito per conserva di acqua ». Cosi scrive il Brizio,1 da cui tolgo questi cenni, e che primo descrisse e pubblicò le piante del monumento. La tecnica ed il materiale adoperato nelle pareti, nei condotti o gorne, nella scala a due branche convergenti, fanno rimontare la piscina per lo meno all' età repubblicana. Se non che i piloni e la volta a crociera, quali oggi li vediamo, sono effetti di un ristauro dei tempi di Caracalla, poiché, osserva il Brizio « la costruzione delle volte a crociera con « piccole piastrelle quadrate ricoperte da altre più grandi, « ricorda il sistema delle volte nelle terme di Caracalla (in « Roma) ».
      Su di un blocco di calcare, ritagliato e capovolto al tempo cristiano per servire da architrave ad una porta sottostante al campanile, leggesi una mutila iscrizione, che il Brizio ritiene arcaica e parte di un grande epistilio. « Le lettere
      1 Not. scavi, 1902, fase. I.

Hatria = Atri di Dr. Luigi Sorricchio Tipografia del Senato Roma 1911 pagine 324

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