Annali della cittą di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESIa83
Combatterono in tristo punto i Crocesignati (29 Agosto). I pedoni romani, che l'ardor soverchio del sol» rendeva mal tolleranti al peso dell'arme, rovesciandosi i primi, trasser con loro la milizia di Cipro e le schiere di mano in mano che s' avanzarono a sostenerli. Resser soli allo sforzo degli aggressori, e protessero i dissipati fino a' ripari, gģ' Inglesi , i Francesi e i Pisani, oltre a'cavalieri delle tre Case, i Templari segnatamente, che primi a entrar nella mischia si ritrassero gli ultimi. E fu grave la perdita fuor di modo, senza che molti de'nobili pił famosi venner cattivi in potere di Corradino. Se non che lieve profitto derivavagli dalla vittoria. Fra l'Oste de'Saraceni e di Damiata, sorgeva il campo degli Europei poco meno che inespugnabile, o la fame intanto , e le contagioni affrettavano 1' esterminio degli assediati. Ed ecco presentarsi alle tende gli Oratori de'due Soldani, che ricercando la pace promettevansi apparecchiati a dimetter Gerusalemme col Regno intero all' intorno, dedotte le duo Castella di Cracco e di Monteregale da compensarsi coli' annuo sborso di bisanti dodici mila. Offerivano ulteriormente quella porzione di vera Croce, ch'aLr tra volta cadde in potere di Saladino, e la libertą di quanti Cristiani eran prigionieri allora in Damasco ed in Babilonia. Vi fu a tale proposta diversitą di parere fra gli alleati: alcuni inchinavano a condiscendere, giuste parendo loro le condizioni offerte : tuttavolta prevalsero quelli che per altre viste riputarono migliore partito continuare l'assedio e impadronirsi, comunque si potesse, della nimica Cittą ; avvisando cotesta presa principio di mólti e rilevanti vantaggi. Proseguģ la guerra, ed al Novembre, veggente indarno l'intero esercito dei Saraceni, cadde Damiata in potere degli assediantl (5 Novembre). La fame e i moltiplicati disagi aveau ridotti i miseri difensori ad una stupidezza sģ strana , che gli assedianti, apposte le scale, poterono col favor della notte superare le mura non custodite, e insignorirsi della Cittą senza perdita d'uą
A miai. Hol. T.
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