Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI 341
minacce alle lamentanze, intimarono che si convocasse un consiglio a riforma dello Stato e castigo de'traditori. Volle opporsi il Pretore, e la sedizione guadagnò gli animi esacerbati. Accorse il popolo in arme col favor della notte, occupò la curia, forzò gli scrigni della ragione e die'fuoco ai libri de'ma-lefici. Nel consiglio che si raccolse prevalsero gli ammutinati ; e il miglioramento, o la sovversione piuttosto degli statuti, si commise ai loro fautori. Rolando di Cecilia che osò affacciarsi venne morto sulle scale pubbliche, e la vendetta s'estese sovra tropp'altri, o colpevoli o sospettati (22Novembre). Le Castella e terre de' Valvassori da san Marco, e di Cividino Boccadiferro si pubblicarono.
Da siffatto attentato dedusse 1' autorità popolare una consistenza non dubbia. Nè già che il popolo s'usurpasse tutta la somma da quel momento, ma inoltrò per le vie più certe, ed urtò negli ostacoli fino ad intento ottenuto. Perchè da prima le Società delle arti e dell'armi, ristringendosi a parlamento, preposero al corpo intero alcuni individui sotto nome d' Anziani , e aggiunsero i Consoli de' Cambiatori e de'Mercanti, indi i Ministrali e Gonfalonieri d'ogni Società, con un dato numero di Consiglieri per ciascuna, e la confidenza del popolo corredolli d'una podestà perigliosa. Da quel momento pro-cacciaronsi libero accesso alla Curia, ed alle credenze , e consigli qual che si fossero del Comune, e parteciparono a tutte pubbliche risoluzioni, indi a piacimento le ressero o divietaronle. Nè trapas-saron molt' anni, che disdegnando la giurisdizione del Podestà, riconobbero un appartato Rettore che intitolossi Capitano del popolo, e promulgarono plebisciti ed ordinamenti più sacri d'ogni altra legge, e di mano in mano s' arrogarono la custodia delle Castella, e la scelta degli Ambasciatori e de'Savi.
« In una parola , qualunque sia diritto o possanza, tacque al loro cospetto e si radicò fra di noi la Democrazia.
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