Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
ANNALI
£ mercè adirataPiena d'ira pietà te.
Oh Dio , tal ho venturaCh'io nuoco a cui servir mai non, Tifino t
Del mio servir non veggioChe spene in me s' accresca ;
Anzi mi si rinfrescaPena e dogliosa morte
Ciascun giorno più forte,
Ond'io sento perir lo mio sperare.
Ecco pena dogliosaChe nello cor m' abbonda
E sparge per li membri,
Sì eh* a ciascun ne vien soverchia parte.
Giorno non ho di posa,
Sì come il mare e 1' onda.
Core, chè non ti smembri ?
Esci di pene e dal oorpo ti parti;
Ch' assai vai meglio un' oraMorir che pur penare.
Chè non potria campareUomo ohe vive in pene
E a gioia non s'avviene,
Nè ha pensamento che di ben »' apprenda.
Così l'infelice prigione disfogava sua pena !
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Dio Tifino Qle
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