Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI
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a soli ottocento ; e si promulgarono leggi severe dirette a togliere a' Lambertazzi ogni più remota speranza di miglior sorte e ad escludere dagli uf-' fici i Magnati. Susseguirono le proscrizioni e le multe; ed i sospetti più lievi moltiplicarono il numero de'confinati. Oltre alle due Società ch'assalirono apertamente il Carroccio, abolironsi l'altre eziandio de' Delfini e delle Branchette, che ricercate a difenderlo non comparvero. Che più! Coi possedimenti dell'Andalò distenuto, occuparono quelli di Fra Loderengo, lontano per istituto dal prender parte a'contrasti de' cittadini ; e nelle condanne pronunziate sugli Ubaldini compresero oltre all'Arcidiacono ed a Schiatta, lo stesso Vescovo, colle ragioni e coi terreni del Vescovado. E s'aggiunse, che manifestando al Pontefice la calamitosa vicenda, ado-praronsi per rovesciar tutto il biasimo sugli avversari.
Frattanto ai due Rettori dimessi eran sottentrati Rolando de' Putagli e Tommaso di quei d'Unzola ambedue di Parma, a Pretore il primo ed a Capitano il secondo (i Luglio). E comparvero imman-tinenti in Bologna Anselmo d'Alzate, Corrado da Castiglione, Alcherio da Concoreggio e Otton da Birago , che in nome de* Milanesi e dei due Tur-riani Rapo e Francesco, implorarono dall' equità del Comune il risarcimento del loro concittadino, dannificato per tanti modi ed offeso. Venivano intercessori i Legati di Reggio, Modena, Parma e Piacenza. Non però si scossero i Geremei, e citaron anzi Guglielmo, affinchè, ritornando in Bologna coi suoi ministri , s' assoggettasse alle leggi del Sindacato , d'onde s'apersero in seguito le rappresaglie. Nè indugiò troppo il Comune a riprender l'armi e rivolgerle contro degli esuli. Uscì il Carroccio al Settembre, e concorsero gli Aigoni, i Manfredi e i Calboli , e gli amici di Cremona e di Parma. Il pieno esercito, cacciati d'Imola i Mendoli, appressò improvviso a Faenza, e la combattè pel lasso d'un mese intero, finché l'egregia difesa de'Lambertazzi
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