Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI
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ohe furono per soccorso al Pontefice, il quale non potè allora esaudirli.Onde, angustiati e palpitanti, chiesero pace, e l'ottennero, lasciando in vigore la legge del Dazio. E così furono racconj poste le cose.
Fra tanto, avendo Guido da Polenta il giovine, coli'aiuto de'Riminesi, occupata Ravenna, e reggendosi debole, per serbarsi in quello Stato domandò aiuto ai Bolognesi, i quali gli mandarono denaro, © seicento cavalieri francesi, dugentocinquanta pedoni, e dugentosessanta cavalieri delle tribù cittadine ; sotto il comando di Jacopo dei Prendiparti. Pressa Ravenna questi presidii caddero in un' imboscata tesa loro da Giacomo de' Principi, ribelle di Bologna ed amico de' Lambertazzi, il quale con tanto valore ed impeto uscì lor sopra, che ne tagliò a pezzi gran numero, molti ne fugò, e trasse a Faenza dugento cavalieri prigioni, e ricchissima preda. Jacopo, vedendo la strage de'suoi, ed adempiti avendo gli uffici di capitano e di soldato, non potendo salvar la sua gente, la volle seguire; e cacciandosi tra le squadre nemiche, combattè come leone assalito, e giacque spento sovra un mucchio di soldati, fatti cadaveri da lui.
In questo tempo fu dissensione tra il Pontefice e Carlo d'Angiò Re di Napoli, di cui abbiam detto sotto il 1275 e 76. Questo principe, forse non favorì 1' elezione del Papa, nella sua qualità di Senatore di Roma e Vicario dell' Impero per Lombardia e Toscana, e forse l'esacerbò ricusando con-
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st'occasione i Bolognesi, gl'Imolesi ed altri popoli della Penisola, infransero il giuramento prestato a {Rodolfo Imperatore nell' ubbidienza a' suoi Vicarii, e si disposero a npn voler riconoscere che il Papa • la Chiesa. Per tanto fatto, Rodolfo che nelle guerre di Germania si trovava occupato, mandò in Italia un Frate Corrado suo Nunzio e Procuratore, affinchè si riconoscessero tutte le cose che lo stessomotivo
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