Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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ANNALIe metterlo a ruba, perturbando or 1' una or I' altra delle contrade, sicché non era villa o castello dalle parti di Romagna, che non venisse dall'armi loro infestato o minacciato. £ dubitando i Bolognesi che questo male tropp' oltre non si estendesse, e che i popoli infastiditi da tanta calamità non dessero in ribellione, «emendo ancora i progressi dell' Imperatore Rodolfo ; cominciarono a disseminare fra il popolo che sarebbe utilissima risoluzione, per sottrarsi agl'imminenti pericoli, l'appigliarsi alla protezione del Sommo Pontefice, ritenendo però gli antichi patti e privilegi, e le consuetudini e le convenzioni della Città. A molti piaceva la proposta ; ad altri, gelosi tjpppo di conservar la repubblica e che al solo timore d' un principato adombravano , dolevano all' anima queste voci. Finalmente radunatosi il Consiglio generale per determinar cosa di tanta importanza ; Antonio Danese, uomo per età, e per fama di prudenza ragguardevole, levatosi in piedi con isdegnosa maestà, volle dissuadere la patria dal darsi suddita di chicchessia ,„ corroborando il discorso col testimonio della storia; e rivolgendolo poi al fatto particolare della causa concittadina, così conchiudeva (siccome narra il Bombaci ).
« Io so che direte, o cittadini, che i Lambertazzi, coli'aiuto di numeroso esercito di confederati , soggiogheranno la Città. Ma questo è un male altrettanto incerto se lo fuggiamo , quanto sicuro se lo cercassimo. Volete adunque, per non cacciar da voi un'ingiuria, abbracciarne un'altra simile? E perchè tanto valore nella patria, e fuori tanta viltà? E troppo empiamente valoroso colui che me-
Slio sa adoperare la spada contro i proprii citta-ini che contro i pubblici nemici. Le guerre interne sono più a temersi : eppure in esse vincemmo. Se adunque sconfiggemmo il nemico dentro queste mura, perchè disperiamo noi di vincerlo in aperta campagna? — Di due cose ponno gloriarsi i nemici nostri : della vittoria ottenuta al Ponte di
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