Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI
«rtidi schiavitù a' giorni del sommo legislatore : sono i Lambertazzi che accozzano quanti più possono de* loro compagni, per annunziar loro la fine dei guai, il principio de' godimenti ; che questi sembrano più grandi e compiuti quando se ne fruisce in ampia comunion di famiglia.
Dato sfogo al primo impeto dell'esultanza, fecero i Lambertazzi per ogni lato bandire che niuno del partito loro dovesse molestare il Contado di Bologna sotto pena della vita e perdita della roba: del qual bando fecero fare autentica fede e pubblico istromento al Senato di Bologna; ed avendo creato un Sindaco, lo mandarono al Capitano Milanese ed allo Scaligero per udir la sentenza. Intanto Bernardino Conte da Cunio a nome di Ma-latesta da Verucchio e di Guidone da Polenta e d'altri amici della Provincia di Romagna, raccomandò al Senato di Bologna i negozi loro sopra il detto trattato di pace, e si offerse con Ugolino Bozzola d'esser presente al detto trattato, contentandosene i prefati Signori. Le quali cose tutte di nuovo furono proposte nel generale Consiglio ; eFer avviso dell'Anziano Martino Graziadio e del rooonsolo Domenico de'Tolomei, si vietò, a nome del Comune e de' Maestrati nostri al Castello della Massa, a quello di Tossignano e della Cro-varia, a quelli di san Polo e di san Pietro, ed alle altre terre ed agli altri luoghi che trovavansi alle confina del Contado Bolognese, di più danneggiare le parti nemiche, nè più oltre fare scorrerie ; ma che quietassero e stessero in pace fino alla Domenica ventura , che sarebbe il duodecimo dì del mese. E il martedì poi (14 Aprile) i Pretori e gli Ambasciatori si trovassero a Castel san Pietro, per trattar quindi la pace nel giorno seguente. Colà, fu decretato che intervenissero, come avea consigliato il Proconsole Tolomei, i capi della parte contraria, quando però a Borgo Nuovo e dappertutto ove più espedisse, stessero in pronto cinquanta militi di cavalleria ed altrettanti pedoni per ovviare ad
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