Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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né tanti altri Gerarchi di eroica virtù. E che deb-bon essere invero i sovrani Pontefici se non uomini superiori alle paure ordinarie de' più degli uomini?— Ma la Sode era, e stette in Avignone. Ivi era fuor del suo trono: soorgevensi da presso i difetti inseparabili dalla mortai condizione-, e che la lontananza nasconde; le critiche francesi andarono attorno ; e molti e quasi tutti avvezzaronsi a veder l'uomo invece del Pontefice. Per settantanni incirca stettero i P,api lungi da Roma, e fnrono questi , come dice 1 Abate Duguet, i settant* anni d'esigiio del re- di Tiro, secondo il veggente Isaia. Da indi in poi l'etern^ Città non fu che per brevi istanti vedovata de'suoi-Pontefici; ma lentamente, e con improba fatica, potò risorgere da quel funesto prostramento ohe la percosse nei settant'anni predetti.
Ma ritornando ora alla nostra Bologna (dopo una lunga, non però inutile digressione) tennesi quivi un Parlamento (.3o Luglio) a cui convennero i Sindaci e gli Ambasciatori delle Città e delle terre , che coi Bolognesi erano in lega.—-E poco appresso (i3 Agosto) mentre le cose di Bologna passavano con molto sospetto, e ch'erano con accortezza e diligenza gli andamenti di alcuni cittadini osservati, fu preso per grave timore Nano di Lotto da Ferro o dal Ponte di Ferro, il quale confessò la congiura fatta contro quelli delle famiglie dallo Spedale, d'Ignano, degli Algardi, e d'altre parecchie, con perdizione e mina dello stato del popolo di Bologna: alla quale congiura macchinavano , un Galluzzi, un Guidozagni, un Beccadelli, Tommaso de'Ricci, i figliuoli di Brunino di Bian-cacosa o Biancacasa, Cossa ed Errighetto fratelli de'Sorgi,'Giovanni di Nano Canora, e Simone fra-tei suo. E perchè molti di parte Lambertazza eran venuti ad abitare di breve nella Città, temendo alcun disturbo, fu bandito che in termine di tre giorni avessero sgombrato da Felsina e dal Distretto , eccettuando i loro figliuoli che non toccassero ancora a' quattordici anni d' età.
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