Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI 125
perchè conosceva come non pochi de'popolani fossero gelosi dell'assoluto dominar suo in molta parte dell'Emilia e spezialmente in Bologna: e vedeva gli andamenti dei nobili, e tutte intendeva le cose che dicevansi ed operavansi nella moltitudine: ed eragli a noia la stima universale in che si teneva Bornio Samaritani, Brandoligi Gozzadini, e soprattutti Taddeo Pepoli. Vedeva questo con occhio acuto ed avvezzo alle cose politiohe, e prevedeva il tramonto del proprio astro, nè ornai scorgeva più modo per poterlo evitare. Studiava blandizie, sperava allucinare la moltitudine; ma troppo facevasi palese l'operar suo all'intero popolo, il quale ponevasi sulle vedette, e proferivasi pronto a rintuzzare le sorprese colle sorprese.
Intanto il Re Giovanni aveva ottenuto l'obbedienza di Modena e di Reggio, quando Rinaldo da Este, fatto Generale di una lega contro di lui, deliberò umiliarne la potenza. Ma perchè il Castello di san Felice , posto tra il Finale e la Mirandola , teneva pel partito contrario ed opponevasi a lui, egli vi si accampò nei dintorni, e tentò di soggiogarlo : e forse fatto 1' avrebbe se non fosse insorta discordia fra i capi dell'esercito; nel qual tempo il Castello ebbe campo di venir soccorso d'uomini e di vettovaglie. Poco appresso però ( a3 Novembre ) giunse ad unirsi col Re Giovanni il primogenito Carlo ; e nell' ora del vespro si attaccò battaglia , dove i Boemi ebbero la peggio, restando morti sul campo ottocento cavalieri e cinque mila fanti ; e posti in fuga i Ferraresi co' loro aderenti, i quali tenevano pel Re Giovanni, ne restarono molti prigioni, fra i quali furono alcuni uomini di ragguardevoli famiglie.—Fu in quest'anno che la Darda-gna venne compiutamente scavata nel!* alveo, e giunsero finalmente gli architetti del Comune a far sì che mettesse foce nel Reno, per liberar di pericolo molte terre, le quali dalle sue acque venivan dapprima le spesse volte sommerse.
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