Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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ANNALIpopolo , accompagnarono il Nunzio Parravicini al Monastero de'Frati Domenicani, dove si dettò l'Istrò-raento del tributo annuo al Pontefice d'ottomila fiorini d'oro nella festività de'santi Pietro e Paolo. — Acconciata poi ogni cosa di Felsina il Nunzio si parti, e recossi ad Avignone, dove narrò tutto l'accaduto al Pontefice, il quale ne prese grandissimo contento.
Partito il Nunzio, Taddeo mandò Jacopo suo figliuolo a pigliar possessione, con bella compagnia di militi, del Castello di Lugo. In questo frattempo ritrovandosi i fratelli Scaligeri in discordia coi Veneziani, perchè temevano la potenza dei Bolognesi , sapendo come questi coi Veneti si stessero d' accordo, ricorsero al Pontefice perchè interponesse le sue persuasioni verso de' Felsinei, acciocché questi non volessero disturbare gli Scaligeri. Per la qual cosa il Pontefice che desiderava compiacerli , scrisse al magnifico Taddeo ed alla Città di Bologna (a5 Ottobre) in questa forma :
„ Benedetto Vescovo, servo dei servi di Dio ; al diletto figliuolo Taddeo dei Pepoli amministratore de'nostri diritti fiscali nella Città, nel Contado, e nel Distretto di Bologna, non che al Podestà , al Consiglio ed al Comune della Città medesima, salute ed Apostolica benedizione. Riteniamo che voi sappiate come i diletti figliuoli, e nobili uomini Alberto e Mastino, fratelli, della Scala, fedeli Vi-cari nostri e della Chiesa Romana nelle Città di Verona, di Vicenza e di Parma, non che nei singoli Distretti, vacando l'Impero siccome ora, si studiarono e studiansi per grata devozione verso di noi e verso la Chiesa, conformarsi ai beneplaciti , e della Chiesa e della Sede Apostolica, sicché noi e la prefata Chiesa proseguiamo gli opportuni favóri agli stessi nobili , ed intendiamo proseguirli. Adunque affettuosamente esortiamo l'università vostra , perchè i prefati nobili, che amicalmente si diportano, non offendiate menomamente, nè le terre nè le cose loro. Così voi, per le premesse ragioniv^
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