Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESIao 5
chi giammai non fu plebe. E senza mostrargli quel-l'amicizia che fosse stata quasi plauso alle sue gesta prepotenti, gli si porse con quel far dignitoso e compagnevole , che sta di mezzo all' espansione dell' amico ed alla riservatezza dell' indifferente. Anzi perchè conosceva che in questa nostra Città, troppo vicina alla Toscana, non sarebbe guari vissuto quieto e sicuro, lasciogli a segno di memoria due buoni destrieri ed una somma di denari, acciocché si mettesse in via, e s'allontanasse da Fel-sina. E il Duca, cui la benevolenza di Taddeo parve toccasse l'animo, partì di Bologna e fu tra breve a Ferrara ed indi a Venezia, dove, armate due galere, passò infine nella Puglia. — Pertanto i Fiorentini , che avevano risparmiata la vita a Gualtieri, il fecero dipingere in effigie nel palazzo detto del Pretore , affinchè stesse a segnale di vituperio , e porgesse esempio d' una superba dominazione in brev'ora umiliata.
ANNO DI CRISTO 1544.
Due per Certo, e forse tre, furono i Pretori di quest'anno: Lamberto Tibaldi da Samminiato, Bonifazio da Pistoia, e probabilmente Bandino da Siena.—Il Pontefice scrisse al Vicario Taddeo che volesse favorire ed aiutare il Cardinal Amerigo del titolo di san Martino in Montibus, Legato della Sede Apostolica, il quale doveva abbassar la superbia di alcuni che tenevano occupate le ragioni e le giurisdizioni della Chiesa nelle Diocesi dell'Emilia. Ed ecco la traduzione della lettera che il Pontefice scrisse: „ Clemente Vescovo, servo dei servi di Dio , al diletto figlio il nobil uomo Taddeo de' Pepoli professante il diritto civile, e deputato per Apostolica autorità amministratore dei diritti fiscali a noi ed alla Chiesa Romana spettanti, Annal. Boi. T. III. 26
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