Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
ANNALIil prigione Giovanni Popoli, con alcuni altri, acciocché loro imponessero quella taglia che ad essi talentasse ; ed ai medesimi consegnò inoltre Castel san Pietro ed altri luoghi, con questa convenzione, che se Giovanni non pagava la taglia entro il mese di Settembre, fosse a discrezione de* soldati l'ucciderlo o salvarlo vivo, disponendo del Castello £ lor beneplacito. Ma le milizie risposero non bastar loro Un tal pegno, né voler essi muover passo da Castel san Pietro.
Intanto Giacqmo Pepoli, intesa la prigionia del fratello, del figliuolo e degli altri cittadini Bolognesi , e come l'esercito avversario fosse padrone de' luoghi fino all' Idice ; e inteso inoltre come lo Scaligero Mastino si fosse scoperto nimico suo, tro-vossi in grande sgomento; ed imbarazzato fra la necessità e la paura, non sapeva qual consiglio abbracciare: laonde ricorse all'Arcivescovo di Milano, ai Mal atesti di Rimini, ad Ugolino Gonzaga ed a Gualtieri Tedesco.-—Insisteva in questo tempo lo scaltro Conte con molte persuasioni, perché Giovanni gli consegnasse la signoria di Bologna, ch'egli l'avrebbe salvato. Ed a Giacomo facendo simili progetti, assicurava la liberazione del figliuolo. Ugolino adunque, il Malatesti e Gualtieri vennero in persona propria con gran numero di genti, e l'Arcivescovo di Milano mandò a difesa buon presidio f di soldati. E di più fece intendere al Conte, ch'egli in lega con Pepoli, domandava che Giovanni fosse di prigione liberato ; e noi faoendo, comandava a' suoi capitani ed a' suoi cinquecento cavalieri , che di presente si trovavano al semaio del Conte, si dovessero partire da lui. —¦ Ed i Fiorentini , che non avevano dato aiuto nò di genti nè d'altro ai fratelli Pepoli, veggendo ora che grandissimi disordini erano per nascere, s' interposero per tentare un accordo. Mandarono perciò Ambasciatori loro a Giacomo Pepoli ed al Conte, e vennero a queste condizioni: — che i Pepoli lasciassero la signoria della Città di Bologna e del Contado,
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