Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
B O L OC UESIma più sicura. Avanziamo con cuore intrepido, e vinciamo l'affanno ohe ci sovrasta , e la cattiva sorte nostra. Siam nati quaggiù per morire : e chi si parte del mondo con bella fama, è più glorioso che mortale. E se nel nostro cammino scontreremo c.hi voglia offenderne, combattiamo virilmente, o n'avremo onore , sia per fortuna, sia per la fedo mantenuta all' amioo Pandolfo. Che se poi avve-nisse di toccar la peggio, morremo allora colle armi in pugno , e fama eterna acquisteremo, la quale non ha pari tra le ricchezze ed i tesori del mondo: e se ci salveremo, non sarà gloria ne'fasti militari che agguagli la nostra, perocché gl'inimici sono senza dubbio in tanto numero, che non potremo-noverarli se prima non gli avremo spenti: e spenti che gli abbiamo , saremo noi i primi cavalieri di tuttaquanta la Penisola, ed avrem conseguita quella gloria del vincere, che non potè il gran Leonida' co'suoi trecento immortali. „
Ciò detto, pose le squadre in ordinanza, passò il Melzo; ed entrato nella campagna di Monte-Chia^ ro , circa a quattro < miglia , eccogli sopra ' le genti del Duca Filippo Maria. Lungo ed accanito fu il combattimento; fermo in tutti il cuore; in tutti stabile il proposito di voler: morire anziché cedere. Il perchè avvenne che non la vincesse che il numero e la maggior forza delle braccia f non dei petti : per cui alla fine molti soldati di Ercole caddero > spenti * molti restarono prigioni,'ed egli con questi. La quàl novella dolorosa udita da Pandolfo, sostenne meglio darsi' spontaneo a Filippo Maria, che ostinarsi ' fermo colà in Brescia , per cader da ultimo in mano de' Veneziani , che non tenevano fede a chicchessia , e che con tanta impudenza ^sacrificavano-' gli altrui eserciti alle loro basse voglie. ;¦;>•> : t ,
Ma lasciando il nostro Bentivoglio in potestà del Signore di Milano, ritorneremo alle vicende interne di Bologna, le quali (come ho detto da principio) se furono dolorose ed affliggenti, vennero ad un'ora
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