Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI
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di confessare ad nti prète le ètte peccata, gli dessero spazio a pentimento, poi facessero di lui a talentò loro.
Galeazzo Marescotti, con quell'ardore onde sempre sostenne i Bentivoleschi, disse allora al Canetoli : E perchè, vii feccia della patria, assassinasti colui che n'era il sostegno e l'ornamento? Perdhè uccidesti il generoso Annibale, che per onorare vói, cani rabbiosi, s'era perfino collegato in parentela con esso voi ? Che vi fece egli, se non del bene, e delle grazie ? Scellerata stirpe I stirpe di tigri detestabili ! — Tacque Galeazzo, nè più degnossi per allora di parlare a Baldissferra, il quale sospirava e fremeva ad un tempo; e pensava, costernandosi, al tristissimo futuro che l'aspettava.—E SI di séguente fu legato a cavallo d'una rózza, e condotto a Bologna, facendolo passar sopra alle rovine delle' proprie casè , mentre il popolo d' àttòrrio è di dietro gli gridava la morte addosso ; e poco mancò non lo Sbranasse di subito, strappandolo alle guardie, che il custodivano, per sel-barlo ài patibolo.
E giutitò'10 strtinò cortèo ài palazzo di Santi Be'ntivoglio, fti chiuso Baldisserra in una camera co' ferri ai piedi ; e gli si fecero innanzi Donnina Visconti, vedova d'Annibale, con Giovanni II., fanciulletto à' anni cinque ; cui Galeazzo , mostrando il Canetoli -, dicèva : Ecco l'indegno , il traditore che uccise il tùo padre; e palleggiava il bambino coti àrtior di congiunto, mentre fulminava l'iniquo con* totva occhiata, che annichilava. Giovanni si pose a piaiigere dirottamente; e Baldisserra, òopréndOsi il vólto òolle mani, s'inginocchiò supplicherò al fanciulletto ed alla madre, e còti lagrime e con singulti, battendo delle palme il petto, chiedeva ad ambi perdono, e misericòrdia à Dio di Sila scelleraggine : e mille volte pentito, Impiotava da ttitti pietà.
A tànta miseria la védova madre e l'orfano fanciullo piangevàno; e questi s'appressava all'indeguo
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