Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI 457
anz? in pièno disordine. Angelo Piò, figlio «del Signore di Carpi, stava alla custodia della Porta di Galliera, e tenendosi a cavallo, voleva ad ogni costo che i fuggitivi voltassero faccia e sostenessero la battaglia. Ma troppo spavento si era cacciato nei Caneschi ; perchè reggere potessero. Indarno egli grida e sta forte. E percosso di molti Colpi, e ferito; cade dal destriero, vien calpestato mlserevolmenté da'suoi stessi soldati, e finisce la giovine Vita con fama di valoroso. Per la qual disgrazia spaventati più che mai i Caneschi, uscirono in confusione dalla Pofta, lasciando armi ed armati lungo le vie, e riparando frettolosamente poco discosto da Argilé, dove fecero posa , e riu statarono le forze abbattute e stracche.
E Sante Bentivoglio, che tanto era cauto quanto prode, temendo di qualche strattagemma non av-Vénturossi ad inseguire i fuggenti, ma pago di quanto ebbe fatto, con grande allegrezza di tutto il pòpolo alla Piazza ritornò. Così per fatto di questo giovine, che pòchi àrini addietro era un oséUto operaio e che ora si distingueva per prudenza e valor sommo, Bologna fu salva anche una volta , e Cantò là vittoria, e si preparò più. guardinga e munita alla sua propria difesa.
I Caneschi pertanto passarono ad Argile per pigliarlo, e per avere anche la Pieve di Cento; ma gli' uomini di quésti due Castelli, stanchi d' essere minacciati da banditi inobbedienti, brandiron le armi, si ordinarono in isquadre, feoero Una sòrtita, appiccarono zuffa, cacciarono gli assedia-tòri, liberarono Sè stessi. E tanto fu l'impeto della sortita, tanto il valore nel ributtar gl'inimici, che costoro tennero per fermo che in que'Castelli fossero 'dei presidi bolognesi : onde più rapidi é più disordinati' si diedero alla fuga; cosicché non ben pratici de' contórni', mentre credevano scamparla 'per sicure strbde, cadevano all'impensata nelle mani de'castellani. E fu così che frai-molti fatti prigiòhr, si trOYò quel Francesco Ghisilieri, che
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