Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
ANNALIsi prevalse dell' eloquenza di Cola, ed inviallo ai Lucchesi, acciocché studiasse distoglierli dall' aU leanza di Lorenzo de' Medici. E fu allora che Lo* renzo, non potendo offendere il destriero percosse la sella, vendicandosi sul Montano delle ostilità di Ferdinando Re. Il qual Lorenzo lo fece cacciar- come lupo vorace sulle Alpi del bolognese , ed appendere per la gola ad un albero, dopo che in Firenze ebbe declamata contro di lui un'acerbissima orazione, che manoscritta si conserva nella Biblio* teca ambrosiana. Ecco infelice fine di un uom d'ingegno , che male usò d' un tal dono ; che in fatto d' eloquenza e di buona letteratura entrò innanzi a molti suoi contemporanei ; che in Milano tenne scuola di rettorica ed ebbe a soli successori degni di lui Francesco Filelfo e Bonito Mombrizio; che fa scolaro di Giorgio Trapezunzio, il quale nella sua rettitudine dell' intelletto non pose amore giammai se non in que'discepoli che soprammodo si distinsero, e che tanto ne collocò nel Montano da compiere, a persuasion sua, l'opera incominciata delie quattro parti dell'Orazione tratte dal Prisciano, le quali fecero testo nella scuola , dopo aver servito per uso privato ad Andrea figliuolo del Trapezunzio. Beneficenza del genio che si dovette al Montano!
Se da Gaggio ebbero l'origine i Montani, da Mon-tereozo, altro paese alpestre della Provincia di Bologna, trassero i natali molti illustri che si dissero Monterenzoli o Monterenzi, frai quali Antonio, che fioriva nel i4o5, e che scrisse un libro od una parte di libro ad causas civiles. Pare che fosse ancor vivo del i44< e del 43, e che siedesse frai cinquanta del credito, come l'Alidosi riporta ne' dottori di legge canonica e civile, e il Dolfi nella Cronologia delle famiglie nobili di Bologna.
Ora diremo d'un notaio, che fu Benedetto Mo-rondi figliuol di Domenico, il quale fu notaio esso pure. Benedetto divenne correttore del Collegio nel' l'anno 1461, essendo stato prima, secondo l'Alberti contemporaneo) segretario di Giovanni lì. Bentivoglio
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