Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI ' 3 67
in Messina o del 1399 o del 1400; ed avea cinque bistri all' incirca quando a Bologna si trasferì per istudio. Giovanni da Imola e Battista Sampieri furono i suoi precettori: maestri insigni d'insigne discepolo, che medicina per breve tempo, poi studiò legge ed insegnò per fino alla morte. Disputò, compiuti avendo gli studii, con indicibile acume d'ingegno , con molta facondia, con forza di memoria maravigliosa, per la quale pose spesso a mal partito i competitori suoi, e nn lo stesso Tartagni, onde abbiamo esposta la Vita. Del i438 era già frai lettori di Gius canonico, siccome i rotoli fanno fede del pubblico Studio. O Nicolò II. o Lionello da Este il chiamarono professore a Ferrara nel 1439 o nel 4<>* certo essendo che nel 4a n'era già ritornato, poiché sappiamo e dai pubblioi Archivi e dalla Cronaca Negri , che in esso anno i442 ' Sedici Riformatori dello Stato di Bologna insieme con Cervotto Secco luogotenente di Nicolò Piccinino lo ascrissero alla nostra cittadinanza con tutta la discendenza sua, e con privilegio di usare le armi del Comune di Bologna. Dopo il qual tempo lo fecero inoltre cavaliere aurato.—I primi libri ohe lesse ed ispiegò il Barbazzì furono le Decretali, poi le Clementine, indi quelle alla sera, e queste nei dì festivi; come si vede dai rotoli del i45o e 54 fino a quelli del 1460: nel quale ultimo tempo avea di salario mille e dugento lire annuali. — Accetto agli Estensi, genero d' un Romeo Pepoli, caro ai Bentivoglio, protetto da Galeotto Malatesti , scrisse per loro diversi Consigli, che si rinvengono manoscritti in varie biblioteche d'Italia , e spezialmente nella bolognese del Collegio Al-bornozio della spagnuola nazione.—Ma dotto e grande com' era il Barbazzi, non andò scevro dai pregiudizi di que' tempi, e spezialmente dal prestar fede agli astrologi: sicché avendo un cotale fra cedesti ciarlatani annunziata la vicina morte del primo giureconsulto italiano, egli credulo, ambizioso e superbo fu preda di estremo timore, il quale non cessò di tormentarlo, anche allora che Alessandro
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