Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
S98 ANN A L Ivoler dare le biografie, ancor brevissime, de*secondari e degli ultimi. Per la qual cosa dai cardinali, dai vescovi, dai canonici, dai dignitari ecclesiastici, dai leggisti, dai medici , dai filosofi, dagli astrologi , dai grammatici e dai letterati d'ogni gnisa, passeremo adesso a far parola degli artisti bolognesi che sorsero nel secolo quintodecimo, e che insieme cooperarono ad avanzar l'Arte in Bologna, e segnatamente l'Arte Cattolica onde si mena tanto romore di presente da quanti scrivono di beile arti secondo le dottrine più recenti, che hanno divisi gli artisti in due sette avversarie, come già le città d'Italia videro Guelfi e Ghibellini i lor figli, la letteratura è distinta in classica ed in romantica ai giorni nostri , e la musica in Belliniana e Rossiniana cioè in melodica ed armonica. Così ancora nelle Arti, coloro che non hanno nerbo e scienza per poter agire, si sono dati a scrivere sedendo a scranna, e a giudicare con veduta un po'corta, dando alcuni tutto il pregio alla forma ed altri alla sola espressione, bestemmiando i primi contro a Raffaello principiante che sentiva del Peruginesco, ed i secondi contro Raffaello provetto che sentiva troppo di Michelangelo ; prendendo in una parola l'Urbinate e come il primo che 1' arte perfezionò e fe' divina, e come il primo che l'arte ridusse volgare e travolse nel fango.— In queste nostre notizie non potremo, nè per obbligo di brevità, nè per indole di narrazione mettere a conflittto le sentenze e le dottrine dei puristi e materialisti ; ma esponendo successivamente nei riepiloghi secolari le notizie storico-artistiche de' dipintori , degl' incisori e degli scultori ed architetti nostri, diremo per necessità alcuna cosa sul progresso vero e sul decadimento delle arti bolognesi , nonché sul risorgimento loro e sulla morte funesta nello scorso secolo, dalla quale aspettano chi le tragga pienamente in questa età che molto dice e poco opera , che vide atterrare e piange, e che non sapendo riedificare ciarla. Ma non più vane parole. Si dica dei nostri artisti del 1400:
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