Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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dal valentissimo Galeazzo, venivano (ed è naturale secondo la comune ingratitudine umana) con ingiustizie, con calunnie, con insidie premiati. E difatto , come interni macchinatori, vennero citati dinanzi ai seniori Agamennone, Giovanni, Ladislao e Lodovico Marescotti; ma posti ad esame, non diedero indizio di nulla. Tuttavolta, perchè uno del lor sangue, Diomede, militava fra le schiere del Valentino, e perchè a lui i Marescotti avevano scritto una lettera, vennero essi per cantela politica nel pubblico palazzo distenuti.
Ciò fatto, pensava Giovanni ed il Senato a porre in istato di difesa la città, ed aumentarne le forze: chiamarono dalle montagne nno stuolo di genti use a trattare le armi per benefìzio della patria : diedero soldo ad alcuni stranieri ; e Lorenzo Pennacchi , e il valoroso Armaciotto o Ramazzotto de' Ra-mazzotti guidarono alcune squadre di agguerriti pedoni. Pregò il Bentivoglio al Duca di Ferrara, al Marchese di Mantova , alla signoria di Firenze per alcun soccorso : ma que' potenti troppo temevano Lodovico Re, cui era alleato anzi diletto il tristo Borgia. Il perchè i detti potenti fecer divieto ai lor soggetti di recarsi a stipendio de' bolognesi. I soli fiorentini, ventilata la cosa, e pensando forse ch'era meglio aver finitimi i bolognesi che il Duca , diedero licenza a Ranuccio da Marciano lor condottiero, il quale trasse co'suoi mercenari! sotto le insegne felsinee: e vi si ridusse pur anche una compagnia di fanti raccolta da Eleonora Pio signora di Sassuolo.
Ed ecco il Valentino fatto avvisato da'suoi spioni delle radunate forze de' bolognesi, dell' ardente lor brama di venire a fatti guerreschi, del continuo grido che ripete vasi di guerra e di sega. E perchè ben sapeva che i Felsinei di que' giorni non erano xuen prodi in campo che eloquenti nel Foro, così volse in mente pensieri di pace, consigliatovi pur anche da Lodovico duodecimo , che gì' impose di cessare un' impresa in danno di una città e di tale\
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