Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI 433
Senator di Roma, e magistrato in patria, dove si ebbe sempre diportato con senno e oon prudenza singolari. Le quali prerogative considerando il Senato col vecchio Bentivoglio, poiché non seppero impedir la morte de'Marescotti, vollero almeno evitare una vendetta degli amici loro. Il perché decisero di vuotar d' armi le case dei medesimi ; e tante ne trovarono, che, oltre una colubrina, ventisette facchini caricati ne vennero. — E chi spoglerebbe quelle pareti, chi vuoterebbe quegli armadi ? Ermete, cbe teme (come chiunque non é puro): Ermete che più non vorrebbe fosse in Bologna una sola spada, un solo scoppietto contro di lui. Egli dunque alla testa de* facchini, e con 1' ordine del Senato si presenta a Galeazzo Marescotti, e colle finte parole della volpe gli fa le scuse, perché, in difesa della patria, abbia dovuto procedere come fece, contro de* figli e dei nipoti di lui. Galeazzo, tra corrucciato e paziente lo ascoltò e sospirava, mostrando nei moti della logora persona e nell'espressione degli sguardi d' aver bene inteso come ambizione e vendetta, non giustizia ed amor di patria lui avessero spinto ad inique gesta, facendolo degenere dal padre e da quell'avolo Annibale, che fu l'amico più stretto e fedele che mai avesse in giovinezza. Ma non così placida e rassegnata fu la vedova di Agamennone, l'esacerbata Emilia, la donna di virile coraggio, cui sta nel cuore la vendetta dell'illustre marito cavaliere e dottore, dell'uom cospicuo ed assennato , il cui sangue è inulto , la cui morte impunita. Emilia alla vista d' Ermete nella propria casa, accesa di rabbia a sue parole d'ipocrita, trae di sotto la veste un pugnale aguzzo, e non tocco dai facchini dello sgherrano, e a lui si avventa per trafiggerlo , mentre Galeazzo si meraviglia di tanto ardire in giovine , donna e non si muove dal suo scanno, e aspetta dove la cosa riuscir debba. Ermete, benché armato, benché possa d' una sola voce chiamare a sé non pochi satelliti, ritrae il passo e la persona, e sorrìdendo sinistramente di
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