Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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settecento uomini d' arme © quattrocento alabardieri a cavallo. Convennero adunque alla Magione, il Cardinale e Paolo Orsini , padrone d' una parte del Patrimonio;Vitellozzo Vitelli, signore di Città di Castello, Giampaolo Baglioni cui obbediva Perugia, Antonio di Venafro per Pandolfo Petrucci arbitro di Sienìa, Oliverotto cui il pugnale fece signore di Fermo, ed Ermete Bentivoglio pel padre suo Giovanni il magnifico.
Stabilirono i federati di assistere con ogni possa il vacillante bolognese, d'attaccare in Imola il Valentino, stringendol dal lato di Lombardia con oste bolognese, e da quello delle Marche coli* esercito di lega, e suscitando nemici al nemico, od almeno stancandone gli alleati. Soli i Fiorentini e i Veneziani ricnsarono entrare in unione : i primi anzi si disser pronti pel Duca (come il lor segretario lasciò scritto nettamente); ed i secondi invece scrissero a Carlo XII. perchè abbandonasse Cesare; ciò ch'egli non fece. L'esule Duca d'Urbino , che a Venezia riparato aveva, non tardò un istante ad accettar 1' invito della lega. Sbarcare a Senigallia , trovare gli amati ed amanti popoli che stringon l'armi per fui, riconquistare lo Stato e discacciarne le milizie del Borgia fu opera d' un punto. Mosse il Bentivoglio allora verso d'Imola rnilledugento cavalieri di varia armatura, seimila fanti e sei bombarde. Ermete ne fu capitano : a Castel san Pietro poser campo, nè più oltre avanzarono , per aspettar forse le notizie delle Marche, e per muovere ad un tempo cogli eserciti di colà. Intanto i felsinei saccomanni scorsero fino a Dozza, castello sulla collina fra Castel san Pietro ed Imola, e vi fecer preda d'assai bestiami.
Cesare, che con poca soldatesca si stava, vedendosi ridotto a mal partito, incontanente comandò a Don Ugo di Cardone e a Don Michele suoi capitani, che dall'urbinate si partissero, il nemico evitassero, ricusassero battaglia, perchè a Bimini avea grand'uopo di loro, di cento uomini d'arme, di\
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