Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
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ANN A L Ividero in qnarantatrè anni (quanti ne scorsero dalla morte di Sante alla loro cacciata) nessuno della famiglia discendere nel sepolcro d'Annibale I. entro la gentilizia cappella loro in san Giacomo. Tutti in condizione privata; chi in campo, chi in esiglio, in gleba straniera tumulati; senza una lagrima dei concittadini, senza pompa di esequie, e talora senza una pietra che lor memoria tramandi ai posteri: come avvenne appunto di Giovanni, del quale il sepolcro indarno si cerca dai successori. — E che rimane di lui ? La ricordanza delle opere. Ahi condizione umana incerta e miserevole 1 Ahi Giovanni già grande e possente, poi meschino e servo d'altrui in povertà di stato ! Che ti giovò parentela di Principi mercè della donna tua, rampollo degli Sforza, e della moglie d'Annibale di Casa Estense, e della consorte d'Alessandro discendente dai Mala-testi , e della compagna d'Ermete nata in casa gli Orsini ? Che ti giovò l'aver le figliuole allogate io famiglie possenti e nobilissime ; i Pio da Carpi, i Rangoni da Modena , i Manfredi ed i Torrelli da Faenza, i Gonzaghi da Mantova? Che ti giovò l'aver congiunti i più cospicui cittadini di Felsina, Bar* geli ini, Guidotti, Felicini, Manzoli, mariti di tue figliuole naturali? Nulla nulla ti giovò tanto codazzo di parenti. Nella buona ventura t'adularono tutti, nella rea pochi ti seguirono: tu avesti i fiori, e teco ne godettero essi ; avesti le spine ( pungenti spine ! ) e le sfuggirono i paurosi ! — E le avessero sfuggite soltanto; ma molti di loro te le confissero nelle carni, e si unirono a'tuoi nemici per dilacerarti: sicché nell'affanno di ricordarti nella miseria del felice tempo trascorso, s' aumentava il dolor tuo per le ingratitudini di coloro cui avevi beneficati od inalzati ad onorificenze e grandezze. Per la qual cosa se tu non fossi stato quel mite signore cbe fosti, a nulla giovato t'avrebbe la perduta grandezza se non a renderti più detestato per l'iniquo uso da te fattone. Ma ciò non fu, per tua parte ; dunque ti menomi il dolore il considerare che non
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