Annali della città di Bologna di Salvatore Muzzi
BOLOGNESI Sicittadini, cbe in Bologna lo chiamassero; ma tutto fu indarno: imperciocché i Bentivoglio coi loro parziali stavano vigilantissimi, e provvedevano a tutto, di maniera che ninno ardiva di muoversi. Il Cardona fece perciò deliberazione di battere le mura della città, ed aprirsi la breccia, ed entrare a forza. AI qual fine avendo di notte fatta condurre l'artiglierìa, fece con questa abbattere la muraglia presso la porta di santo Stefano, dove all'apparir del giorno aveva gìttato a terra tanto di muro, che comodamente sarebbe per 1' apertnra entrato un carro. Per la qual cosa , veduto il pericolo , si armò tntto il popolo alla difesa della propria città; ed una buona squadra di gentiluomini, cui stava alla testa Agamennone Zanesi ed Alessandro soprannomato Spi-nazzo de'Chiari, andò correndo al luogo dove dall'artiglierìa era stata rotta la muraglia; e trovando cbe i nemici, piantate già tre bandiere sopra la muraglia stessa volevano entrare arditamente per l'apertura, li ributtò, urtandoli con bravura molta, togliendo loro le bandiere ed uccidendo gli alfieri con più di trenta spagnuoli, avendo perduto solamente tre de' propri combattitori.
Allora il Generale D. Raimondo , che si trovava nel còlle detto di Belpoggio, e che stava osservando qual fine dovesse avere la cosa, conoscendo di aver messo a grave pericolo i suoi, fece sonar la ritirata: ma non per questo dimise il pensiero di tentare se per altro mezzo potesse conseguir la vittoria; ed a tal fine comandò a Pier Navarro valoroso capitano ed eccellente ingegnere ( il quale aveva inventato modo di attaccare a rovina le fortezze con artificiosi fuochi ) che facesse alcune mine sotto la muraglia, acciocché a terra buttandola potessero agevolmente i suoi soldati entrare nella città. Cominciò il Navarro a scavar la mina dalla parte del Baracano, e lavorò lungamente; ma i bolognesi se ne avvidero, e presero a scavar di dentro una contromina: e dicesi dagli storici che in uno scoppio contemporaneo di polveri per fatto d'ambi gli eserciti, saltò in ariav^ooQie
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